Un freno alla produzione di biocarburanti per limitare la crisi alimentare

Nei giorni scorsi, davanti al Parlamento europeo in Place Luxembourg, le principali ONG hanno protestato al grido di #FoodNotFuel in vista del voto sulla legge europea sui carburanti verdi, per evidenziare l’assurdità di bruciare colture alimentari per ricavarne carburante. Come si legge sul dossier di T&E “Food not fuel” (redatto a marzo 2022) riportato su legambiente.it, per la produzione di biocarburanti vengono utilizzate vaste aree di terreno in tutto il mondo: un comportamento che provoca deforestazione, allontana le comunità locali dalle loro terre, alimenta la crisi climatica e contribuisce ad aggravare la fame nel mondo. L’Europa brucia ogni giorno l’equivalente di 15 milioni di pagnotte e 19 milioni di bottiglie di olio di girasole e di colza per il fabbisogno di auto e camion. Le ONG chiedono lo stop all’uso dei biocarburanti da coltivazione quando si voterà la nuova Direttiva sulle energie rinnovabili(RED) al Parlamento europeo il prossimo 13 settembre.

Dall’inizio della crisi bellica ucraina, infatti, le organizzazioni europee chiedono ai legislatori di smettere di incentivare la produzione di stock agricoli per produrre biocarburanti, una pratica che contribuisce alla crisi alimentare globale.

prezzi degli alimenti, già preoccupantemente alti in precedenza, sono saliti alle stelle a causa della guerra in Ucraina. La siccità record in Europa e in altre parti del mondo non farà che aggravare tale crisi. Tutto ciò sta spingendo milioni di persone sull’orlo della fame e molte altre verso una grave povertà alimentare

Un nuovo sondaggio condotto da Globe Scan per il Meridian Institute e pubblicato il 2 settembre scorso, intanto, evidenzia come la stragrande maggioranza dei cittadini europei interpellati in nove Stati membriritenga che le aziende stiano venendo meno alla loro responsabilità nel proteggere le foreste nel mondo: l’82% degli intervistati, in particolare, pensa che le imprese non dovrebbero vendere prodotti che distruggono le foreste, mentre il 78% crede che spetti al Governo bandire i prodotti che causano deforestazione. Ancora, l’82% ritiene difficile distinguere un prodotto deforestation-free (letteralmente‘libero da deforestazione’) da uno che non lo è.


Andrea Poggio, responsabile mobilità di Legambiente, dichiara: L’UE parla molto di sicurezza alimentare e di porre fine alla fame nel mondo. Eppure, continua a promuovere la combustione di cibo per alimentare le automobili. Questo non solo crea scompiglio nei mercati alimentari globali, facendo salire i prezzi dei prodotti alimentari, ma ostacola la transizione ecologica dei trasporti”. 

Poggio continua: Quest’anno abbiamo assistito a un’impennata della crisi alimentare e milioni di persone sono state spinte sull’orlo della fame. Gli eurodeputati hanno l’opportunità di porre fine a questa follia votando per eliminare il sostegno a questi tipi di carburanti ricavati dalle colture”

Carlo Tritto, Policy officer di T&E, dichiara: “Se l’Europa da sola rilasciasse sul mercato globale le risorse che attualmente utilizza per produrre i biocarburanti, potremmo sfamare milioni di persone. Non si può preferire i biocombustibili al cibo, tanto più in tempi di fame”.

Tritto conclude: Tanti partiti durante questo periodo pre-elettorale millantano credenziali “green”, questa è l’occasione per dimostrare la loro serietà in materia di ambiente. Escludere i biocarburanti da coltura dagli obiettivi della RED significa eliminare i sussidi a false soluzioni rinnovabili e dare un chiaro segnale su quali tecnologie servono ad affrontare la crisi climatica ed alimentare.

a cura della redazione © Riproduzione riservata

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