Erbe officinali: segreti e consigli per la coltivazione a km 0

Le piante officinali e medicinali che si trovano in erboristeria provengono da tutto il mondo. La maggior parte delle piante sono di coltivazione e produzione estera. Vengono importate in Italia, controllate e certificate prima di essere destinate alla commercializzazione, alla distillazione oppure alla produzione di estratti per la preparazione di integratori alimentari. La produzione
italiana è limitata ad alcune piante, ad esempio la liquirizia che viene coltivata prevalentemente in Calabria e Basilicata, la menta piperita, la lavanda, la camomilla, l’origano, la passiflora, la melissa, la salvia, il carciofo.

Altre piante sono prodotte in piccole quantità da piccole aziende distribuite su tutto il territorio nazionale anche se non mancano alcuni esempi di eccellenza che riescono a coltivare quasi tutte le piante che vengono utilizzata per la produzione dei propri estratti. Il fabbisogno del mercato generalmente supera l’offerta, pertanto, la produzione italiana di queste piante viene integrata con l’importazione dall’estero. Abbiamo quindi i capolini di camomilla provenienti dalla Croazia, la lavanda proveniente dalla Francia, i frutti (semi) di finocchio provenienti dall’Egitto. Importante sottolineare come la maggior parte della produzione italiana (ad esempio quella del finocchio) sia destinata alla filiera orticola.

Potremmo definire erbe officinali o medicinali a km 0 (in riferimento alla provincia di Salerno o in generale alla Campania) quelle provenienti da piccole o medie aziende (generalmente agricole piuttosto che specializzate nella esclusiva produzione di officinali), spesso a carattere familiare, che raccolgono e commercializzano le piante, o i loro primi derivati (tinture madri, oleoliti, oli essenziali, etc.), in piccoli lotti. Non mancano, come accennato, esempi di eccellenza. Come erbe a km 0 possiamo altresì intendere le tipiche erbe aromatiche mediterranee dell’orto, quelle che possiamo coltivare da soli o trovare dal contadino di fiducia: il basilico, il prezzemolo, il timo, l’origano, la maggiorana, la salvia, il rosmarino, l’aglio, l’alloro etc.

Le piante medicinali sono generalmente destinate alla produzione di estratti titolati in princìpi attivi e utilizzati a scopo terapeutico sotto forma di tisana, estratti, integratori alimentari, dispositivi medici o farmaci vegetali. Queste piante hanno esigenze particolari di coltivazione. Già a partire dalla semina ci sono attenzioni e procedure specifiche da osservare (che variano in base alla specificità della pianta coltivata) affinché i princìpi attivi in esse custoditi siano massimi al tempo balsamico che deve corrispondere al tempo della raccolta. La droga, ossia la parte di pianta che contiene questi princìpi attivi che vantano azioni farmacologiche, non corrisponde necessariamente alla parte di pianta che noi mangiamo.

Facciamo un paio di esempi: del carciofo mangiamo i boccioli fiorali, le parti che hanno proprietà disintossicanti epatiche, coleretiche e colagoghe sono le foglie basali. La parte dell’ananas che contiene bromelina e che ha proprietà antinfiammatorie nonché drenati dei liquidi è il gambo, quello che buttiamo, non il frutto che mangiamo. La coltivazione delle piante che verranno utilizzate a scopo medicinale richiede, pertanto, particolari attenzioni di coltivazione. Le piante destinate alla produzione di oli essenziali, ad esempio, non vanno irrigate nei giorni precedenti la raccolta, così come non vanno raccolte subito dopo la pioggia. Viceversa, quelle destinate all’alimentazione.

La provenienza delle singole piante essiccate ad uso sia medicinale che officinale utilizzate in taglio tisana o polvere reperibili in erboristeria è sempre indicata in etichetta. Diversamente accada per la provenienza degli estratti di piante utilizzate negli integratori alimentari. Non è obbligatorio riportare in etichetta tale informazione. Possiamo acquistare delle tavolette a base di finocchio senza sapere se l’estratto di quel finocchio proviene da coltivazioni italiane, europee o extraeuropee.

a cura di Simona Otranto © Riproduzione riservata

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui