In Italia crescono le superfici e le produzioni di girasole che nel 2020 hanno raggiunto rispettivamente 123 mila ettari (+3,5% rispetto al 2019) e 298 mila tonnellate (+1,7%). Tuttavia, i margini di crescita sono ancora elevati, considerando che l’industria importa circa la metà del fabbisogno di materia prima. Per rendere più competitivo il comparto è necessario istituire una filiera italiana attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori interessati. È quanto emerso nel corso del convegno “Il futuro del girasole in Italia: le prospettive della coltura tra nuova PAC, mercato e ricerca”, promosso da Assosementi, l’Associazione che riunisce le aziende sementiere italiane, e dal CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, a cui hanno preso parte oltre 180 stakeholder.
Ad aprire i lavori è stato Angelo Frascarelli, docente di Economia e politica agraria dell’Università di Perugia, che ha analizzato gli effetti della nuova politica agricola comune sulla coltura: “il futuro sostegno della Pac sarà sempre più legato ai beni pubblici ambientali. Il girasole potrà avvantaggiarsi della futura Pac su due aspetti: primo, per il sostegno accoppiato alle proteine vegetali, che comprende anche il girasole; secondo, negli ecoschemi e nei pagamenti agro-climatico-ambientali, per i vantaggi ambientali del girasole nella rotazione colturale, magari associato a una cover crop nel periodo invernale, e per i residui colturali, che aumentano la sostanza organica nel suolo”.
Il mercato del girasole è stato al centro dell’intervento di Gabriele Canali, Direttore Crefis – Centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili e docente dell’Università Cattolica del S. Cuore di Piacenza: “il ruolo del girasole nell’agricoltura italiana sta cambiando in modo significativo. Dalle colline del Centro Italia, la coltura si sta espandendo verso il Nord del Paese; le rese in queste regioni sono decisamente più elevate e la coltura che un tempo era frutto principalmente di una risposta alle opportunità previste dalla PAC, ora sta diventando una coltura di interesse commerciale. Ciò richiede anche un’evoluzione in senso più strutturato ed efficace delle relazioni contrattuali e commerciali nella filiera”.
È toccato ad Andrea Del Gatto e Ilaria Alberti del CREA – Cerealicoltura e Colture industriali evidenziare le attività di ricerca e sperimentazione in questo ambito: “il Crea, primo centro di ricerca in agricoltura nel nostro Paese, è molto attivo nel comparto del girasole e sostiene la coltura con diverse attività, tra cui: la rete nazionale di valutazione delle principali varietà commercializzate in Italia, con cui vengono fornite informazioni, di supporto agli imprenditori agricoli, sulle caratteristiche dei vari ibridi presenti sul mercato ed il progetto PERMA, finalizzato a costruire la mappatura delle razze di peronospora presenti sul territorio marchigiano, come prototipo da estendere poi al resto del territorio nazionale e avviare così un processo di definizione delle pratiche da adottare per il contenimento del patogeno”.