Erbe selvatiche commestibili o tossiche ?

Di pochi giorni fa la notizia di una coppia di coniugi siciliani ricoverati in rianimazione per avvelenamento a causa dell’ingestione di foglie di mandragora scambiate per borragine.

Negli ultimi anni è tornato di moda il cosiddetto foraging ossia la raccolta personale di erbe selvatiche commestibili ad uso alimentare. Durante una passeggiata in campagna in molti s’improvvisano raccoglitori senza avere nessuna competenza o preparazione. Ci si affida a gruppi social chiedendo il riconoscimento di una pianta con l’invio di una fotografia  oppure, ancor peggio, si carica un’immagine in app e, detto fatto, tutti esperti botanici!

Ci sono molte piante in natura che si assomigliano, pertanto, per i non esperti, è facile incorrere in errore.  Semplice scambiare colchico per zafferano, cicuta per carota selvatica, veratro per genziana, aconito per radicchio, lauroceraso per alloro o mandragora per borragine! Il colchico, la cicuta, l’aconito, il veratro, il lauroceraso la mandragora sono piante estremamente tossiche. Se ingerite, anche in piccole quantità, possono portare alla morte.

Scambiare prugnolo per mirto o per mirtillo non arreca grave danno alla salute. Ma confondere agave ed aloe è molto pericoloso. Ricordiamo il caso di una influencer morta per avere ingerito in diretta facebook una foglia di agave americana presa per aloe vera. Mai improvvisarsi!

Le applicazioni tecnologiche di riconoscimento delle piante spontanee sono degli strumenti estremamente utili per chi già conosce le piante. Possono dare delle indicazioni importanti ma non possono sostituirsi all’esperienza. Una pianta non si riconosce soltanto dal frutto, dal fiore, dalla foglia, dal colore, dalla radice o da qualsiasi atro particolare. L’odore è ad esempio uno dei principali strumenti di riconoscimento. Il tatto ugualmente. Anche il gusto aiuta, si ci serve spesso della punta della lingua!

Nel caso specifico, la borragine, Borago officinalis L. è una pianta commestibile, appartenente alla famiglia delle boraginaceae diffusa largamente nei campi di tutta Italia. Presenta un grosso fusto, mucillaginoso, molto ramificato, con peli radi, che porta foglie ovali anch’esse rivestite da peli. I fiori, di colore azzurro intenso sono riuniti in cime terminali scorpioidi. Il frutto è un tetrachenio.

La Mandragora (Mandragora officinarum L. o Mandragora vernalis Bertol., presente in Italia settentrionale e Mandragora autumnalis Bertol., presente invece in Italia meridionale) è una pianta appartenente alla famiglia delle solanaceae. Specie acaule, ossia priva di fusto, con rosetta di foglie intere o dentate dalla quale spuntano i fiori peduncolati  di colore bianco verdastro nella prima specie, violetto pallido nella seconda. Caratterizzata da rizoma e da radici dall’aspetto antropomorfo, contiene alcaloidi ad elevata tossicità.

Le due piante presentano evidenti differenze: i fiori della mandragora partono direttamente da terra e non dal fusto come nel caso della borragine; mentre i primi sbocciano in autunno e sono campanulati, i secondi sono primaverili e stellati; le foglie della mandragora inoltre non presentano peli come quelle della borragine.

Detto ciò è importante prestare sempre la massima attenzione quando si raccolgono piante a scopo alimentare.

Nel dubbio meglio sempre non mangiarle.

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ERBORISTERIA A TAVOLA
a cura dell’Erborista Dott.ssa Simona Otranto © Riproduzione riservata

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