Il ruolo della Federazione Italiana Cuochi spiegata dal Presidente Rocco Pozzulo

immagine: fic.it

In un tranquillo sabato pomeriggio, grazie alla tecnologia siamo riusciti ad avere una interessante chiacchierata con lo Chef Rocco Pozzulo, Presidente Federazione Italiana Cuochi. Completate le formalità di stabilizzazione della connessione, e le presentazioni abbiamo avuto le risposte a tante nostre curiosità.

Lo Chef Pozzulo vive da sempre nella splendida Basilicata.  Inizia a studiare presso la scuola Alberghiera, per volontà di sua madre, in quanto riteneva fosse la scuola più adatta per poter poi immetterlo nel mondo del lavoro più facilmente. A 14 anni si ritrova già a lavorare in cucina, ma nel tempo, a causa di un’esperienza lavorativa negativa, decide di mollare tutto e dedicarsi ad altro. Inizia a lavorare in qualità di agente di commercio, prima dedito alla vendita di elettrodomestici e poi di alcuni prodotti alimentari. Qualcosa poi cambia. Gli viene proposto di insegnare a dei giovani ragazzi i segreti della cucina, decide di accettare, ma la sua onestà intellettuale gli permette di comprendere che cio’ che può donare a quei ragazzi non è abbastanza, per tale ragione decide di rientrare in cucina, dietro ai fornelli, anche gratuitamente, per dare un nuovo inizio alla sua carriera e rimettersi in gioco.

Da quel momento in poi…” Ne è passato olio nelle pentole”. Dopo una lunga gavetta fatta di sacrifici, tante ore passate dietro ai fornelli, e tanto insegnamento presso le scuole Alberghiere della Basilicata e della Campania, viene eletto Presidente della Federazione italiana cuochi. Fondata nel 1968 da Associazioni aderenti (alcune delle quali avevano superato i 200 anni di fondazione ed erano nate in passato come confraternite, corporazioni o società di mutuo soccorso di “cucinieri”), ha ottenuto nel 2001 il “Riconoscimento Giuridico” come organismo atto costituire la rappresentanza, sul territorio nazionale, dei Cuochi e di coloro che si dedicano all’attività culinaria professionale, sostenendone lo sviluppo, la promozione e la formazione. La FIC, inoltre, è l’unica Associazione Cuochi in Italia a rappresentare di diritto la “World Association of Cooks Societies” (WACS), alla quale aderiscono più di 70 Federazioni Nazionali dei cinque continenti.

Lo chef ci spiega che la Federazione mira a valorizzare la figura professionale del cuoco e grazie ad un iter intrapreso con il parlamento si sta cercando di tutelare anche la salute per chi si dedica a questa professione:

Il pubblico è abituato a sedersi al ristornate e a godere di un buon piatto ma non è al corrente di ciò che realmente succede in cucina, lo Chef controlla ogni cosa e deve dare indicazioni, per tante ore al giorno è costretto a stare in piedi, dirigere, assaggiare le pietanze e non è semplice. Con il tempo questo comporta un accumulo di stress molto alto, problemi alla postura, e spesso problemi anche alla bocca e ai denti, in quanto costretti ad assaggiare più cibi senza avere la possibilità ed il tempo di prendersi cura dell’igiene dentale”.

La federazione dunque lavora a tutela della professione e a formare i futuri cuochi, attraverso corsi di aggiornamento, concorsi e tanto tanto altro, in quanto ci fa sapere lo chef che la federazione è attiva anche nel campo solidale, infatti il “Dipartimento solidarietà emergenze” è la sezione che si dedica alle emergenze, grazie alle cucine mobili, possono donare dei pasti nei luoghi che necessitano supporto.

Ma ci chiediamo come mai negli ultimi anni la professione è diventata così “famosa” e tutti vogliono diventare Cannavacciuolo? Il suo viso si illumina con un sorriso e poi ci dice:

“La televisione ha reso il vecchio “cuciniere” un cuoco e poi ha dato più valore allo chef. La televisione ha raccontato una storia nuova, quella della cucina ed il pubblico si è appassionato, ma questo non vuole dire che tutti diventeranno Cracco…. Sia ben chiaro… Il nostro mestiere per fortuna è uno dei pochi rimasti in cui si va avanti per merito e talento, non vi sono raccomandazioni che tengano. In cucina tutto deve funzionare come un motore rodato, se un pezzo non funziona rallenta tutta la macchina e tutto il motore ne risentirebbe”.

Lo chef Rocco Pozzulo

Molti giovani però spesso pensano che questo mestiere sia solo quello che vedono in tv, tradotto in: fama e soldi…

“I giovani devono capire che ci vuole dedizione al lavoro, questa è una bellissima professione, bisogna essere umili e fare tanta esperienza, in piu’ ristoranti, guidati da Chef differenti per acquisire tecniche differenti, spesso senza badare al lato economico perché quel tipo di gratificazione arriverà e donerà tanta soddisfazione. In questo lavoro non bisogna sentirsi mai “arrivati” ma bisogna sperimentare sempre”.

Concludiamo la nostra intervista con una domanda che ci facciamo tutti… Gli Chef sono bravissimi a preparare qualsiasi pietanza ma Chef Rocco qual è la tua pietanza preferita, che prepari solo per il tuo palato?

“Questa è una bella domanda… amo mangiare bene, di qualità, amo i tortellini ed i peperoni cruschi, tipici del mio territorio, ma in assoluto sono appassionato per la pasticceria essendo molto goloso.”

Non possiamo che essere d’accordo per i peperoni cruschi e la pasticceria, quella di alta qualità. Salutiamo il nostro Chef, sperando di poterlo incontrare presto e poter assaporare una pietanza fatta da lui esclusivamente per noi.

A cura di Raffaela Anastasio © Riproduzione riservata

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