“Benvenuto Brunello” tra degustazioni e celebrazione della crescita in export

Lo scorso weekend è partito a Montalcino l’evento enoico ‘Benvenuto Brunello’, che si chiuderà il 28 novembre, al quale partecipano 118 cantine. In degustazione, il 2019, la Riserva 2018, il Rosso di Montalcino 2022 oltre alle referenze degli altri due vini della denominazione: Moscadello e Sant’Antimo. 

“Di vino relativo alle annate già commercializzate ce n’è poco, e non è certo una cattiva notizia per le nostre imprese, che da tempo seguono una politica conservativa nelle quantità ed espansiva nella qualità. L’ultima annata commerciale, la 2018, ha già collocato sul mercato l’85% del proprio potenziale e il rimanente sarà evaso nei prossimi mesi. La denominazione, con un vigneto bio per oltre 50% della superficie, è in buon equilibrio, con poco stock in cantina e un mercato che gira, a conferma che il segmento luxury nel nostro caso si dimostra anticiclico”. Così, in occasione di Benvenuto Brunello (17-28 novembre) il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci, ha commentato i dati di Valoritalia aggiornati al 31 ottobre e riguardanti lo stato di salute della denominazione.

Secondo l’ente certificatore, a fine ottobre i contrassegni di Stato per il Brunello annata 2018 sono pari 8,5 milioni di bottiglie su un totale di 10 milioni. Il “rischio”, in controtendenza rispetto al trend dei vini rossi dop italiani nei primi 2 quadrimestri di quest’anno (export a -9%), è quello di avere poche scorte anche a causa di un’ultima vendemmia più leggera. Avvio sprint anche per l’attesissima 2019, che entrerà in commercio solo da gennaio: le richieste si moltiplicano e sono già state consegnate 2,2 milioni di fascette. Il livello di giacenze del Brunello, secondo Valoritalia, è sotto controllo con un tendenziale a +3% a fine luglio (fine campagna vendemmiale), tre volte meno della media italiana relativa agli stock di vini Dop. Inoltre, dell’attuale contingente totale di 43 milioni di bottiglie equivalenti in cantina, sono solo 2,9 milioni (il 6,7%) quelle commercializzabili: 1,5 milioni della 2018 e il resto di annate precedenti.

Secondo il report, il Rosso di Montalcino vive una situazione di ancor minore disponibilità. La Doc, infatti, più della congiuntura paga la carenza di prodotto, con declassamenti prossimi allo zero. In totale i contrassegni consegnati per la 2021 (la 2022 sarà presentata alla critica a Benvenuto Brunello) sono stati quasi 3 milioni, con un residuo, sempre al 31 ottobre di 640 mila bottiglie. Sul “Rosso” il Consorzio ha avviato un tavolo di discussione per verificare con i soci l’ipotesi di riaprire l’albo di un vigneto rimasto con le stesse dimensioni da 26 anni.

 Continua a crescere, nonostante le difficoltà del mercato, la presenza del Brunello di Montalcino sulle tavole degli americani. Negli ultimi 12 mesi il principe dei rossi toscani ha visto infatti aumentare i consumi nel suo primo mercato di sbocco del 10%, con impennate nel Midwest (+42%) e performance oltre la media a Sud e a Ovest del Paese. Lo rileva, in occasione di Benvenuto Brunello (Montalcino, 17-28 novembre), l’analisi realizzata per il Consorzio Brunello di Montalcino dall’Osservatorio del vino Uiv su base SipSource, strumento di monitoraggio sugli effettivi acquisti dei dettaglianti on e off-trade che copre il 75% del mercato americano, per un totale di oltre 330.000 esercizi commerciali.

Secondo l’analisi, il Brunello conferma il proprio feeling con il mercato a stelle e strisce, che rappresenta almeno il 30% del totale vendite oltreconfine: a fronte di un calo generalizzato dei consumi totali di vino (-7%) e di quelli italiani (-3%), la Docg di Montalcino è tra le poche che segnano luce verde. Tra queste, la Beaune (premier Cru della Borgogna), il Bordeaux Superiore, il Barolo o i rossi della Ava californiana Oakville, a dimostrazione che il segmento luxury riesce spesso a mantenersi anticiclico anche in questa difficile stagione. L’accelerazione nei 12 mesi (da ottobre 2022 a settembre 2023) si riscontra sia nel circuito retail – in particolare nel segmento grossisti e nei liquor store -, che nel fuori casa (+8%), canale a maggior valore aggiunto dove la quota delle vendite a volume del Brunello arriva al 50%, ben oltre la media dei vini rossi italiani (al 20%). Qui nella ristorazione, che rappresenta larga parte dei consumi horeca statunitensi, il prezzo al dettagliante del principe dei rossi toscani è nel 91% dei casi sopra i 50 dollari a bottiglia, quota che si attesta al 73,5% se si considerano le vendite totali su tutti i canali. 

“Al di là dei trend di mercato, che possono subire variazioni congiunturali – ha detto il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci – siamo molto soddisfatti soprattutto del posizionamento negli Stati Uniti del nostro vino di punta. Un mercato che siamo riusciti a coltivare in modo attento e certosino, grazie anche al lavoro di importanti imprese pioniere, che hanno aperto la strada alla new wave produttiva. Un modello, da perseguire nell’approccio a piazze emergenti come quelle orientali, su cui le potenzialità rimangono enormi”. 

Sono quasi 3.200 gli ettari di vigneto iscritti a Doc e Docg e tutelati dal Consorzio; di questi, 2.100 a Brunello, estensione rimasta invariata dal 1997, per una produzione media di 9 milioni di bottiglie l’anno. A crescere è stato il valore delle vendite, i Paesi buyer e l’economia di un intero territorio, a partire dalle imprese del vino, che nell’arco di 13 anni hanno visto incrementare dal 37% al 63% il proprio patrimonio netto.

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