L’aumento delle vendite di pasta esige controlli rigidi sulle importazioni del grano

Con gli acquisti della pasta Made in Italy che utilizza solo grano nazionale, che sono cresciuti in valore del 13% nel primo semestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, è importante rafforzare i controlli sulle importazioni di grano.

E’ quanto afferma la Coldiretti nell’apprezzare le decisioni assunte al tavolo di filiera sul grano duro alla presenza del Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida nel quale è stato annunciato un grande piano straordinario di controlli sulle importazioni di grano duro per garantire la tracciabilita del prodotto e combattere le frodi.

Gli acquisti di pasta con 100% grano italiano – sottolinea la Coldiretti – sono cresciuti in modo vorticoso ed il risultato è che oggi 4 pacchi di pasta su 10 (40%) venduti in Italia utilizzano esclusivamente grano duro coltivato sul territorio nazionale.

Un record storico frenato tuttavia dai bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono scesi del 25% in meno rispetto allo scorso anno su un valore di appena 35 centesimi al chilo in netta controtendenza – denuncia la Coldiretti – rispetto all’aumento dei prezzi di vendita della pasta in crescita al dettaglio del 13 % nei primi nove mesi del 2023.

Una vera e propria svolta patriottica favorita dall’obbligo dell’etichettatura di origine del grano impiegato fortemente voluta dalla Coldiretti che ha spinto tutte le principali industrie agroalimentari a promuovere delle linee produttive con l’utilizzo di cereale interamente prodotto sul territorio nazionale, anche se molto resta da fare.

Nei primi sette mesi del 2023 sono aumentate del 530% le importazioni di grano dal Canada dove viene utilizzato glifosato in preraccolta con modalità vietate in Italia, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat ma preoccupano anche le importazioni di grano duro dalla Turchia che hanno fatto crollare i prezzi nazionali. “Occorre ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito nell’ambito del Pnrr per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

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