Gli effetti drammatici del caro energia sul settore agroalimentare

Il rincaro del costo dell’energia seguito dall’aumento generale dei prezzi delle materie prime sta mettendo a dura prova la stabilità e le capacità produttive delle aziende della filiera agroalimentare italiana. I beni energetici hanno segnato una crescita record del 93,5% su base annua e secondo l’Istat l’inflazione è salita al 4,8% annuo, un livello che non si vedeva dal 1996. Il prezzo dei beni alimentari è aumentato del 3,8% rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

I costi di produzione sono saliti alle stelle, soprattutto per serre, stalle e agriturismi, e ora il rischio è di compromettere semine e produzioni importanti, mettendo a repentaglio tutta la filiera agroalimentare, patrimonio nazionale da quasi 550 miliardi di euro.

Per le aziende si segnalano degli aumenti enormi di acqua, elettricità e combustibili (+22,6%) e trasporti (+7,7%). Tutti rialzi che continuano a incidere fortemente sulla tenuta del settore agricolo e alimentare che necessita di molta energia per tutti i processi di produzione, trasformazione e conservazione dei prodotti. Senza contare che, in Italia, l’80% dei trasporti commerciali avviene su gomma, percentuale che però supera il 90% nel caso degli alimentari freschi.

Per questo, ora più che mai, bisogna tenere alta l’attenzione lungo la catena del valore e della distribuzione, immaginando più risorse e misure strutturali contro il caro energia sui campi e lungo la filiera anche per scongiurare speculazioni sui prezzi al dettaglio che né le aziende né i consumatori possono accettare.

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