Segnali di ripresa per la Bresaola della Valtellina IGP

Franco Moro, presidente del Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina

Da un anno a questa parte la pandemia ha insidiato da più fronti l’economia del Paese. Per la Bresaola della Valtellina IGP è stato un anno complicato in linea con l’andamento dei salumi di alta fascia. Nonostante le evidenze di crescita del 2019 e di inizio 2020 parlassero di un settore in piena salute, lo scenario è cambiato con l‘inizio del lockdown anche per questo salume che pure riscontra da parte del consumatore un evidente apprezzamento. Il comparto, caratterizzato anche dalla variabilità di prezzo della materia prima, soprattutto nei primi mesi dell’emergenza è stato, infatti, tra i più penalizzati all’interno di un alimentare dinamico.

E i dati del 2020 lo confermano: la produzione complessiva di Bresaola della Valtellina IGP riferita alle 16 aziende certificate si è attestata a 12.600 tonnellate (-8,78% sul 2019). La produzione riferita alle aziende associate costituisce la quasi totalità della produzione di Bresaola della Valtellina IGP certificata dall’Organismo di controllo CSQA. In totale, sono state avviate alla produzione di Bresaola della Valtellina IGP poco più di 35mila tonnellate di materia prima (per il 90% di taglio punta d’anca), di selezionata provenienza europea e mondiale, con percentuali diversificate da produttore a produttore. Sul fronte consumi, in graduale espansione da 20 anni, il comparto ha segnato un valore di 454 milioni di euro (-7,59% sul 2019) con un impatto di assoluto rilievo sulla provincia di Sondrio di 214 milioni di euro (-8,78%) per un settore che conta 1400 occupati. Lato distribuzione, la GDO si conferma il principale canale di vendita.

L’export rappresenta il 7% della produzione, con un valore di 18.500 milioni di euro. Sono state esportate poco meno di 900 tonnellate di Bresaola della Valtellina IGP, un dato significativo anche se in calo oggettivo, causa pandemia, rispetto al 2019 (-29%), di cui il 72% nei Paesi UE (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Rep Ceca, Romania, San Marino, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Spagna Ungheria) e il 28% nei Paesi extra UE (Albania, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Gran Bretagna, Hong Kong, Kazakistan, Kenya, Kuwait, Libano, Moldavia, Qatar, Serbia, Seychelles, Svizzera).

“Il 2020 non è stato un anno semplice – commenta Franco Moro, presidente del Consorzio di Tutela Bresaola della Valtellina – dopo un secondo trimestre dell’anno preoccupante (in corrispondenza del primo locldown), nel corso dell’estate (già a partire da giugno) c’erano stati segnali promettenti di ripresa. Poi, con il ritorno della seconda ondata di ottobre i numeri sono tornati in calo. Tra le cause ovvie, c’è soprattutto l’importante riduzione dei consumi fuori casa e più in generale le mutate abitudini del consumatore che, a causa dell’impatto significativo che l’emergenza ha avuto a livello economico e di reddito, ha optato per altre scelte d’acquisto e per altre referenze di salumi dal prezzo medio più basso”.

Secondo l’analisi del Consorzio, inoltre, alla base della riduzione dei volumi c’è anche la limitazione degli acquisti al banco taglio: per limitare i contatti ravvicinati con gli altri clienti nei supermercati si è preferito evitare il banco assistito. Mentre l’acquisto del prodotto in vaschetta, già predominante negli anni precedenti, è cresciuto in termini assoluti (+2,3% sul 2019) con oltre 6mila tonnellate, cioè il 50% della produzione totale di Bresaola della Valtellina IGP.

“Siamo tenaci e positivi – continua il Presidente Moro – cominciamo a riscontrare lievi segnali di ripresa e confidiamo che, appena sarà possibile allentare le misure di restrizione e stabilizzare le riaperture, anche i consumi di bresaola torneranno a crescere, vista la fiducia e l’apprezzamento che il consumatore riserva al nostro prodotto unico nel suo genere. Guardiamo al futuro con ottimismo e con la volontà di far ripartire il settore, nonostante le difficoltà legate agli elevati e variabili costi della materia prima bovina. Come Consorzio, abbiamo ridefinito la strategia e le linee di azione, prestando particolare attenzione al territorio e alla sua valorizzazione, con un approccio sempre più consapevole verso la sostenibilità, elemento irrinunciabile a cui siamo molto sensibili. Come produttori di bresaola abbiamo intensificato l’impegno di utilizzare tutta la carne italiana disponibile, registrando un incremento del +17% rispetto al 2019 della bresaola fatta partendo da carne italiana. Certo i numeri sono ancora molto limitati, soprattutto per la Bresaola a marchio IGP, tenuto conto dei requisiti di idoneità previsti dal Disciplinare e degli standard qualitativi richiesti che sono un parametro oggettivo. Detto questo, siamo disponibili a valutare ogni possibile collaborazione con la filiera italiana, che riesca a garantire una materia prima idonea alla trasformazione secondo Disciplinare”.

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