Addio Aloe? Solo in Europa.

Il 19 marzo scorso la commissione Europea ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale il regolamento 2021/468 che modifica l’allegato III del Regolamento CE n. 1925/2006  del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo per quanto riguarda le specie botaniche contenenti derivati dell’idrossiantracene, con particolare riferimento all’Aloe (species plures) e attenzione alla Senna (Cassia senna L.), alla Frangula (Rhamnus frangula L.) alla Cascara (Rhamnus purshiana DC.), al Rabarbaro (Rheum palmatum L. Rheum officinale Baillon e loro ibridi).

In particolare:

  • L’Aloe-emodina e tutte le preparazioni in cui è presente tale sostanza; 
  • L’Emodina e tutte le preparazioni in cui è presente tale sostanze; 
  • Le preparazioni a base di foglie di specie di Aloe contenenti derivati dell’idrossiantracene
  • Dantrone e tutte le preparazioni in cui è presente tale sostanza

vengono inserite nella parte A dell’allegato III del regolamento citato.

In parole povere: i preparati dell’Aloe contenenti derivati dell’idrossiantracene a partire dall’8 aprile 2021, data di applicazione del regolamento, in Europa, non saranno più commercializzabili all’interno di integratori alimentari perché potenzialmente cancerogeni. La parte dell’Aloe contenente queste sostanze è la parte esterna della foglia, quella ad azione lassativa, che nella tradizione erboristica mediterranea (e non solo) è utilizzata da millenni allo scopo di favorire il transito intestinale. Al punto 7 del neo regolamento l’Autorità (EFSA Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) riferisce che i derivati dell’idrossiantracene aloe-emodina ed emodina nonché la sostanza strutturalmente analoga dantrone (NON presente in natura nella pianta di Aloe, formalmente derivata dall’antrachinone mediante la sostituzione, sintetica, di due atomi di idrogeno con gruppi idrossilici) si sono dimostrati genotossici in vitro. Anche gli estratti di Aloe si sono dimostrati tali, sempre secondo l’autorità, molto probabilmente a causa della presenza di derivati dell’idrossiantracene. Inoltre, riferisce ancora, che l’aloe-emodina si è dimostrata gentotossica in vivo (sui ratti) e che l’estratto totale di Aloe e l’analogo strutturale dentrone si sono rivelati cancerogeni. Sempre l’Autorità ha concluso che, a meno che non vi siano dati che dimostrino il contrario, anche se permangono incertezze, è opportuno vietare l’utilizzo delle sostanze indicate e delle piante che le contengono, non essendo in grado di definire una dose giornaliera che non desti preoccupazione perla salute. Durante la fabbricazione è possibile, attraverso processi opportuni di filtraggio, rimuovere le sostanze incriminate dagli estratti ottenendo preparazioni che le contengono solo in tracce sotto forma d’impurezze. Il limite è fissato in 1ppm (una parte per milione). In base a questo chiarimento i gel d’aloe per uso esterno e interno (succhi ottenuti scartando la parte esterna della foglia, contenenti prevalentemente mucillagini) potranno tranquillamente continuare ad essere utilizzati e commercializzati. Le aziende produttrici dovranno effettuare controlli e fornire opportune certificazioni sulla conformità delle preparazioni al regolamento. Viceversa dovranno procedere al ritiro.

Da sottolineare il singolare fatto che l’Aloe, in tutte le sue parti, potrà continuare ad essere utilizzata nella preparazione dei liquori (che segue regolamento a parte), nei farmaci vegetali, che in Italia si contano sulle dita di una mano ma nel nord Europa abbondano, e ovviamente fuori dalla Comunità Europea. Una domanda sorge spontanea: se le sostanze analizzate sono considerate genotossiche e cancerogene negli alimenti e negli integratori alimentari, fino a prova contraria, perché non lo sono anche in un liquore o a maggior ragione in un farmaco? Questo accade in Europa. Nel resto del mondo l’Aloe continuerà a vantare le proprietà salutistiche che ha sempre avuto, compresa quella antitumorale. Interessi nascosti? Il dubbio sorge.

D’obbligo è chiarire che le sostanze sotto la lente d’ingrandimento non sono state valutate all’interno del loro fitocomplesso. Gli studi scientifici che l’Autorità ha tenuto in considerazione sono stati condotti su princìpi attivi isolati e concentrati. Altri studi presentati dall’Italia con risultati differenti (capacità antitumorale dell’Aloe) non sono stati valutati. Per il momento l’erboristeria tradizionale italiana perde una pianta importantissima. Al momento sono insperati passi indietro della commissione.

Al regolamento del 2006 è stata inoltre introdotta un’ulteriore modifica a causa della presunta possibilità di effetti nocivi per la salute associati all’impiego negli alimenti di Rheum, Cassia e Rhamnus e delle relative preparazioni. Poiché l’Autorità ammette l’incertezza scientifica della presenza delle sostanze incriminate in queste specie vegetali, pone le stesse sotto sorveglianza dell’Unione spostandole nella parte C del citato allegato III. Per il momento (per i prossimi quattro anni) sono salve.

Derivati dell’idrossiantracene sono presenti in numerosissime piante. L’iperico è una di queste ma non è la sola. Sono contenuti anche in piante ad esclusivo uso alimentare, non medicinale: piselli, cavoli, cicoria etc.. La lista è lunga.

Cosa succederà in futuro? Cosa imporrà l’Europa?

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ERBORISTERIA A TAVOLA
a cura dell’Erborista Dott.ssa Simona Otranto © Riproduzione riservata

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