Pasqua e cibo rituale: simbologia e curiosità

“Scarciedd” di Pasqua. Foto di Loredana Parisi

Tradizioni di Pasqua? Ad ognuno la sua! In ogni luogo della penisola, un italiano si sveglia la mattina di Pasqua e dà inizio al rito che ha appreso per consuetudine, fosse anche solo l’apertura dell’uovo di cioccolato acquistato al supermercato.

Le uova sono sicuramente il filo conduttore di ogni tradizione pasquale che si rispetti e che unisce addirittura buona parte dell’Europa: la motivazione sta nella precisa simbologia di rinascita intrinseca nella loro natura, e nella loro forma senza linee che protende verso l’infinito.

Le prime uova sode colorate le ho mangiate a Pasqua in Germania: negli anni ’90 in North Westfalen nei negozi c’erano ancora poche uova commerciali di cioccolato e tante uova “vere” cotte e dipinte a mano.

Ritorniamo alla florida gastronomia tradizionale italiana: in tutta Italia il piatto comune del pranzo pasquale è l’agnello. In ogni Regione viene preparato in modo diverso: dal famoso abbacchio alla romana, al tartufato in Umbria, al “cacio e uova” in Molise, al Nord per lo più è agnello arrosto, in Campania viene preparato con le patate, in Sicilia è aromatizzato con le erbe. Ogni Regione, a farci caso, traduce in gastronomia tradizionale le risorse principali della propria terra, una caratteristica della cucina tradizionale che ha sicuramente le proprie radici nella frugale cultura di comunità.

Non c’è solo il salato. La colomba è il dolce pasquale per antonomasia: evoca l’uccello elegante e gentile che secondo una storia della Genesi, portò nel becco un ramoscello d’ulivo a Noè dopo il diluvio universale come messaggio di pace di Dio per i suoi figli.

La tradizione culinaria della Campania – la Regione in cui vivo – offre cibo rituale della Pasqua fortemente legato ai cicli del grano e delle ultime scorte da smaltire prima della nuova semina. Una sorta di offerta propiziatoria per il nuovo raccolto.

La pastiera napoletana trae origine sicuramente dalla simbologia del grano, fortemente evocative sono anche le croci di pasta che vengono utilizzate per sugellarla.

E come non menzionare il casatiello napoletano a base di cacio (da qui il nome), strutto pepe e uova intere: un vero impegno digestivo diventato ormai – nel linguaggio di ogni giorno – metafora ironica di complicazione.

E il tortano, e la fellata? A Napoli solo cibo opulento per celebrare la Pasqua con tutti gli onori!

E nelle aree interne campane? Scarcieddi e pizzechiene in quantità: pani “gestanti”, scrigni di uova intere dalle forme evocative del Gesù che rinasce, calzoni farciti con ricotta e salame.

Il tema della Pasqua gastronomica è dunque per lo più la sorpresa: quella che riserva la natura con la sua rinascita primaverile e quella che spetta a chi vive ogni giorno con l’entusiasmo di scoprire cose nuove.

E che Pasqua di buone sorprese sia!


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Loredana Parisi* © Riproduzione riservata

*Sociologa esperta in comunicazione
 Fondatrice del progetto PiantaGrani

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