Quest’anno, dopo la flessione registrata nel 2020, gli investimenti in fragole sembrano riprendere quota, con quasi 4.000 ettari a livello nazionale, registrando un +9% sull’anno precedente, ascrivibile sia agli impianti in coltura protetta che in pieno campo, anche se il peso della coltura protetta è preponderante: supera infatti l’85% del totale. E’ quanto fa sapere il CSO Italy (Centro servizi ortofrutticoli), specializzato nella stima delle superfici a fragola in coltura specializzata e nel fornire indicazioni utili agli operatori del settore. La stima si basa sui dati catastali dei soci, a cui viene affiancato il prezioso contributo degli esperti della coltivazione della fragola nelle aree dove la base sociale CSO non è sufficientemente rappresentativa. La stima inoltre tiene conto delle vendite dei maggiori vivaisti operanti sul territorio nazionale.
Tutti i principali areali di produzione evidenziano aumenti ma la crescita è senza dubbio trainata dai maggiori investimenti nelle regioni del Meridione, principalmente Basilicata e Campania, le regioni oggi leader di questa coltivazione e che da sole coprono il 50% degli ettari in Italia, con circa 1.000 ettari ciascuna.
In Basilicata l’incremento stimato è dell’ordine di 19 punti percentuali rispetto a quelli dell’anno scorso, e quasi il 70% degli impianti è concentrato sulla varietà Sabrosa Candonga®.
La crescita in Campania sembra porsi attorno al 6%. In questa regione il 40% del totale degli impianti riguarda la varietà Melissa, seguita da Sabrina. La Sicilia registra un incremento degli ettari del 3% con il predominio della varietà Florida Fortuna.
Nel Nord Italia, Veneto ed Emilia-Romagna manifestano lievi incrementi con una situazione varietale più diversificata: in Veneto Aprica e Antea insieme rappresentano oltre il 35% del totale mentre in Emilia-Romagna prevale Sibilla con circa il 20% del totale.