Nel 2024 revisione delle norme per l’etichettatura di frutta, marmellate e miele

Conclusione positiva nei giorni scorsi al Parlamento Europeo per la “direttiva breakfast” che rende obbligatoria la menzione in etichetta dell’origine geografica di marmellate e miele.

Per il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, il voto in plenaria del Parlamento Ue, rappresenta un forte segnale anche a favore della sostenibilità e della salute dei consumatori. Per Cia, un’etichettatura più trasparente -con l’indicazione precisa dei Paesi di origine sia nei barattoli di miele che su marmellate, confetture e gelatine- garantirà maggiore trasparenza e offrirà a tutti la possibilità di scegliere prodotti più sani e più locali.

Si metterà, dunque, il freno alle frequenti pratiche fraudolente che riguardano, soprattutto, il miele e verranno premiati quei produttori che lavorano in maniera virtuosa. L’etichetta dovrà, infatti, contenere il Paese in cui è stato raccolto il miele e se proviene da più Paesi, questi saranno elencati in ordine decrescente in proporzione. Nel caso, invece, il prodotto sia di importazione extra-Ue per oltre il 75%, l’informazione dovrà essere indicata in modo esplicito. Cia accoglie, infine, con favore l’istituzione di un sistema di tracciabilità per il miele al fine di migliorare i controlli e le adulterazioni con sistemi analitici accreditati. “Questo è il risultato più importante che abbiamo ottenuto per la nostra apicoltura, in modo che i nostri produttori -prosegue Fini- possano finalmente essere protetti dalle importazioni di miele adulterato cinese spacciato per Made in Italy”. 

Un traguardo che procura motivo di soddisfazione anche a Confagricoltura e alla Federazione Apicoltori Italiani (FAI).

L’ottica giusta è quella votata nei giorni scorsi a larga maggioranza dal Parlamento Europeo: per il miele serve un’etichetta chiara e trasparente, con l’elenco dei Paesi di origine e delle percentuali che compongono le miscele. E’ questo l’ennesimo passo concreto verso la difesa degli apicoltori e dei consumatori che potranno inoltre contare su un laboratorio di referenza europea per la messa a punto di metodi analitici antifrode e su avanzati sistemi di tracciabilità secondo il modello “blockchain”.

Ci si appresta infatti a modificare, dopo ventidue anni dalla sua emanazione, la Direttiva 2001/110 sul miele: la base giuridica, per intenderci, cui fanno riferimento i 710.825 apicoltori attivi nell’Europa a 27 Stati membri, per ogni adempimento riguardante la produzione e la commercializzazione del miele. Un passaggio che non può ancora dirsi scontato vista la previsione di classi merceologiche generiche, come “miele grezzo” e “miele vergine”: vere e proprie dizioni di fantasia, che rischiano di tradursi in grimaldelli nelle mani dei più smaliziati concorrenti del miele di produzione nazionale ed europea.

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