Italiani scettici sugli alimenti creati in laboratorio

Arrivano dalla Germania i primi bastoncini di sostanza ittica coltivati in vitro. Bluu Seafood, società tedesca impegnata nel progetto, vuole realizzare prodotti come bastoncini e polpette facendo biopsie ai pesci e creando masse di cellule autoriproduttive  pronte per essere confezionate per il consumo umano. In occasione del Meeting di Rimini su “La crisi alimentare globale: la persona al centro”, però, la Coldiretti annuncia che gli italiani non si fidano del cibo fatto in laboratorio. Secondo l’analisi Coldiretti/Ixe’, non c’è fiducia perché si tratta di prodotti non naturali (68%), perché non si è a conoscenza dei rischi che si corrono per la salute (60%), perché il cibo artificiale non avrà lo stesso sapore di quello vero (42%), per il suo impatto sulla natura (18%).

Bluu Seafood promette di ricreare in laboratorio la carne di salmone atlantico, trota iridea e carpa partendo da cellule coltivate e arricchite di proteine vegetali. Un business non indifferente se si considera che a livello globale ogni persona consuma oltre 20 chili di pesce vero all’anno, mentre gli italiani ne mangiano circa 28 chili pro capite, sopra la media europea che è di 25 kg.

Ma al lavoro fra provette e laboratori non ci sono solo i tedeschi della Bluu Seafood. Negli Stati Uniti il colosso Nomad Foods, proprietario tra gli altri del marchio Findus Italia, ha firmato un accordo con la start-up californiana BlueNalu per studiare il lancio di pesce da colture cellulari.

La Wildtype di San Francisco, invece, ha raccolto capitali per 100 milioni di dollari per sviluppare un sushi da salmone coltivato in laboratorio programmando l’eventuale distribuzione tramite accordi con Snowfox, che gestisce una catena di sushi bar con 1.230 punti vendita negli Stati Uniti e con Pokéworks, che gestisce 65 ristoranti di poke, mentre in Corea del Sud la CellMeat sta lavorando sui gamberetti in provetta.

Si tratta di una deriva alimentare iniziata con la carne sintetica della società americana Beyond Meat. e sostenuta da importanti campagne di marketing che tendono a nascondere i colossali interessi commerciali e speculativi in ballo per esaltare invece il mito della maggior sostenibilità rispetto alle tradizionali attività di allevamento e pesca.

Per quanto riguarda la carne da laboratorio, ad esempio, la verità che non viene pubblicizzata è che non salva gli animali perché viene fabbricata sfruttando i feti delle mucche, non salva l’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali.

Inoltre non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri per il consumo alimentare e non è accessibile a tutti poiché per farla serve un bioreattore e non è neppure carne ma un prodotto sintetico e ingegnerizzato.

Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, afferma: “Le bugie sul cibo in provetta confermano che c’è una precisa strategia delle multinazionali che con abili operazioni di marketing puntano a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione.” 

Ettore Prandini sottolinea e conclude: “Siamo pronti a dare battaglia poiché quello del cibo Frankenstein è un futuro da cui non ci faremo mangiare”.

a cura della redazione © Riproduzione riservata

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