Stop alla produzione di acqua frizzante

Da diversi mesi si sta attraversando una crisi dell’energia elettrica causata soprattutto dal conflitto Russo-Ucraino. Dall’inizio della guerra, la Russia ha ridotto di parecchio l’approvvigionamento di gas nei Paesi Europei, nonostante stia rispettando i minimi contrattuali stabiliti a livello Europeo. Tale strategia messa in atto dalla Russia, fa sì che l’offerta di gas naturale sia nettamente inferiore alla domanda e, con l’aumento dei prezzi dei fornitori di energia elettrica e il costo della benzina per i mezzi di trasporto, molte imprese si trovano impossibilitate a far fonte a costi così alti. Nei mesi che verranno con questi costi molte aziende saranno costrette ad interrompere la produzione di bevande gassate.

Per produrre l’ acqua frizzante, che rappresenta la bibita maggiormente acquistata nei supermercati dagli italiani, si utilizza la CO2 (o anidride carbonica), immettendola all’interno della classica acqua minerale. 

Secondo le statistiche, a livello europeo, l’Italia è il paese che consuma maggiormente acqua gassata, infatti, se consideriamo il mercato delle bevande analcoliche, l’80% è rappresentato dalle bevande gassate. Per cui lo stop della produzione di queste può avere un notevole impatto. 

Una delle molte conseguenze di non avere a disposizione quantità sufficienti di gas in Italia, infatti è quella di ridurre, se non interrompere, la produzione di acqua frizzante e, con essa, quella delle bibite gassate di grandi marchi, quali Coca-Cola, Sprite e Fanta. Tuttavia tali aziende, ad oggi, non si sono ancora espresse in merito. 

Al contrario, l’amministratore delegato di Acqua Sant’Anna, Alberto Bertone, fu il primo a dichiarare la chiusura temporanea della produzione di tutti i prodotti gassati. Affermando che, al momento, risulta essere particolarmente difficile rifornirsi di anidride carbonica. Infatti i principali fornitori di CO2 hanno dichiarato di voler dare la priorità al settore medico e farmaceutico dove l’anidride carbonica viene utilizzata in molti settori. 

Infatti la CO2 viene impiegata in innumerevoli processi di produzione, in particolare in ambito medico, ma anche nell’industria dolciaria, alcolica e, più comunemente, per mantenere gli alimenti surgelati. 

Questo fenomeno non è confinato in Italia ma anche in altri Paesi Europei. In Inghilterra infatti già a partire dagli ultimi mesi del 2021, le aziende produttrici erano in difficoltà a causa della scarsità di gas. Ad oggi, la situazione non è migliorata. Come in Italia anche la Francia sta avendo gli stessi problemi e alcune aziende hanno dichiarato lo stop alla produzione di bibite gassate. 

Ma la vera domanda è un’altra: Come è possibile che ci sia carenza di anidride carbonica quando, dal punto di vista ambientale, si produce in abbondanza? 

Secondo le statistiche infatti ogni anno si produce circa 40 miliardi di tonnellate di CO2 nell’atmosfera, il che provoca conseguenze gravissime sull’ambiente ed è una delle cause principali del cambiamento climatico

La risposta è semplice, l’anidride carbonica che produciamo è distribuita in un’area estremamente vasta per cui solo lo 0,04% è utilizzabile, il restante rappresenta azoto e ossigeno. Per cui, il processo di recupero di tale CO2 risulterebbe troppo costoso a livello economico e poco conveniente. 

Tuttavia, recentemente, dei ricercatori dell’università di Berkeley CA hanno elaborato un metodo alternativo di estrazione della CO2 dall’atmosfera più veloce ed efficace. Tale processo prevede l’utilizzo di melamina, un composto estremamente facile da produrre e già utilizzato in alcuni processi industriali.  Tale composto renderebbe molto più economico l’utilizzo di Mof (Metal organic frameworks) ovvero specifici filtri in grado di catturare la CO2 dall’atmosfera. 

a cura della redazione © Riproduzione riservata

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