Inflazione del cibo a +4,6%

Dalle stime Istat sulla fiducia dei consumatori emerge un drastico calo della fiducia nel futuro. L’indice per i consumatori scende da 112,4 a 100,8 mentre per le aziende da 107,9 a 105,4 ritornando ai livelli di gennaio 2021, in piena pandemia. L‘effetto covid seguito immediatamente dalla guerra in Ucraina ha scombussolato i mercati e i consumi portando i prezzi delle materie prime, oggi a +200% , e dei prodotti agroalimentari sugli scaffali, ampiamente oltre la sostenibilità. Per Cia-Agricoltori Italiani, l’economia di famiglie e imprese va rispettata e tutelata, lavorando sul serio contro le speculazioni.

Serve stringere i tempi per dare vere garanzie agli agricoltori, in primis, che stanno pagando concimi, mangimi ed energia il triplo e il doppio del prezzo, ma anche ai cittadini sui quali si ripercuote l’inflazione per il cibo, salita in media del 4,6%. Gli aumenti su benzina e gasolio, e quindi sui costi di produzione, si stanno ripercuotendo a cascata dal produttore al consumatore, passando per imballaggi e logistica. E così pesano sul carrello gli aumenti di olio di semi (+19%), verdura (+17%), pasta (+12%) frutta (+7%) e carne (+6%).

Occorre governare i prezzi nel loro insieme, ribadisce Cia – Agricoltori Italiani. Frenare le speculazioni, porterà vantaggi a tutti e darà respiro agli investimenti che, oggi, per i produttori di mais, per esempio, rappresentano molto più che un rischio d’impresa. 

Mai come ora, conclude Cia, è evidente l’urgenza di quel Patto di sistema per un’equa ripartizione del valore e necessario a ostacolare le pratiche sleali.

a cura della redazione © Riproduzione riservata

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