‘Voglio andare a vivere in campagna’ cantava Toto Cutugno. La stessa volontà espressa del noto cantautore nel brano presentato nel Sanremo del 1995 è stata rilevata nel 54% degli italiani che, secondo una indagine Coldiretti/Notosondaggi, dichiarano di voler lasciare la città per andare a vivere in campagna spinti dalla ricerca di una migliore qualità della vita ma anche dalla paura della pandemia e dalla voglia di riscoprire il senso di comunità allentato dall’emergenza sanitaria. La minoranza del 46% degli italiani non vuole, invece, allontanarsi dalle città, principalmente per non rinunciare ai servizi, non lasciare parenti e amici e non dover cambiare abitudini.
I cittadini del Belpaese sono dunque tornati a guardare le campagne fuori dalle città non solo come meta per gite fuori porta, tanto che il mercato immobiliare delle case in zone rurali o in piccoli borghi – evidenzia Coldiretti – registra aumenti anche del 29% sui siti specializzati. E una ulteriore spinta potrebbe venire dallo stanziamento di 600 milioni di euro previsto nell’ambito “Turismo e cultura” della missione uno del Recovery Plan per interventi di restauro e di riqualificazione dell’edilizia rurale e storica. L’obiettivo è sostenere la tendenza degli italiani a tornare a vivere nei borghi dove godere di spazi di libertà più ampi con una maggiore sensazione di sicurezza e benessere nel tempo della pandemia, riducendo i rischi di assembramento e la pressione abitativa nelle città. Con il rilancio di piccoli borghi abbandonati – sostiene la Coldiretti – si inizia a programmare l’Italia del post Covid oltre a salvare l’immenso patrimonio edilizio rurale italiano composto da 2 milioni di edifici rurali fra malghe, cascine, fattorie, masserie e stalle a rischio degrado.
Ma la voglia di fuga in campagna della maggioranza dei cittadini è – sottolinea Coldiretti – solo la punta dell’iceberg di una vera e propria svolta country favorita dalla pandemia in molti ambiti della vita, che oltre alle vacanze abbraccia i consumi, il lavoro e persino gli hobby. Un esempio è il boom della spesa dagli agricoltori con il 38% degli italiani che acquista regolarmente prodotti alimentari nei mercati contadini o direttamente nelle fattorie e negli agriturismi, secondo l’indagine Coldiretti/Notosondaggi. Un risultato reso possibile anche dal fatto che l’Italia è l’unico Paese al mondo che può contare su una unica rete organizzata, quella di Campagna Amica, che mette a disposizione delle famiglie circa 1200 mercati contadini nazionale sia all’aperto che al chiuso con una varietà di prodotti che – spiega la Coldiretti – vanno dalla frutta alla verdura di stagione, dal pesce alla carne, dall’olio al vino, dal pane alla pizza, dai formaggi fino ai fiori.
Ma la rivoluzione green si estende anche al lavoro dove più di un italiano su tre (35%) consiglierebbe al proprio figlio di fare l’agricoltore, secondo l’indagine Coldiretti/Notosondaggi. La pandemia ha accelerato dunque una tendenza in atto già da alcuni anni che vede nel mestiere della terra non più l’ultima spiaggia di chi non ha un’istruzione e ha paura di aprirsi al mondo, ma la nuova strada del futuro per le giovani generazioni istruite. In tempo di pandemia il lavoro dell’agricoltore è peraltro il più sicuro come dimostra il fatto che appena lo 0,3% dei contagi si sia verificata proprio in agricoltura dove peraltro non si è mai smesso di lavorare durante l’anno per garantire le forniture alimentari degli italiani, secondo un’analisi Coldiretti su dati Inail.
Accanto a chi si costruisce una vera e propria professione in campagna c’è poi un esercito di hobby farmers, con oltre 4 italiani su 10 (44%) che con la pandemia si è dedicato alla coltivazione fai da te di frutta e verdura in giardini, terrazzi, orti urbani e piccoli appezzamenti di terreno, utilizzando ogni spazio verde a disposizione per garantirsi cibo sano da offrire a se stessi e agli altri.
“Il nuovo rapporto degli italiani con la campagna pone le condizioni per far esplodere le enormi risorse che il territorio può offrire al rilancio dell’economia del Paese” dichiara il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre però superare gli insostenibili ritardi che oggi esistono fra città e campagne a partire dalle infrastrutture telematiche e superare il digital divide che spezza il Paese fra zone servite dalla banda larga e altre invece no”.