Diffuse da anni in tutta Italia, seppure con declinazioni diverse a seconda dei territori, le agromafie sono un fenomeno complesso, perché capaci di penetrare e radicarsi nel tessuto sociale, economico e politico, con conseguenze spesso drammatiche per l’ecologia, la cittadinanza e lo stesso stato di diritto.
Per questo Legambiente e Cibo diritto hanno tenuto ieri in diretta streaming un incontro per parlare dell’iter di approvazione del disegno di legge sui reati agroalimentari, attualmente fermo alla Camera, che introduce nuovi delitti, dall’agropirateria al disastro sanitario e rende più efficace la tutela penale dei un settore fondamentale della nostra economia, della salute dei cittadini e dell’ambiente in cui viviamo. Alla tavola rotonda online hanno partecipato Elisa Scutellà, deputata, relatrice del ddl in Commissione giustizia della Camera, Mino Taricco, senatore, Commissione Agricoltura, Giovanni Mininni, segretario generale Flai, Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio, l’avv. Stefano Palmisano di “Cibo diritto” e Angelo Gentili, responsabile Agricoltura di Legambiente, moderati da Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente.
“Pesare” la rilevanza delle agromafie in termini numerici consente di coglierne la pervasività nei territori e nei processi economici e ambientali, ed è quello che fa ogni anno Legambiente nel suo rapporto Ecomafia. Il Rapporto Ecomafia 2020 ha rivelato come infrazioni penali e illeciti amministrativi contestati in ambito agroalimentare accertate dalle forze dell’ordine nel 2019 abbiano raggiunto quota 69.369 (circa 190 al giorno) con una crescita annua straordinaria del 54,9%. Una cifra che esprime bene l’aggressione al patrimonio agricolo e al sistema dei diritti vigente nel paese, in alcuni casi in ragione del condizionamento e interesse diretto delle organizzazioni mafiose e, in altri casi, per mezzo dell’attività di imprenditori che agiscono in maniera criminale insieme ai loro referenti professionali, in violazione dei diritti del lavoro, ambientali e della concorrenza. Al primo posto si trovano le infrazioni compiute nel settore della tutela della flora con 14.652 reati e illeciti amministrativi. Al secondo posto, i prodotti ittici con 11.694 reati e illeciti amministrativi; al terzo posto, la vigilanza venatoria, l’uccellagione e le attività collegate con 11.387 reati e illeciti amministrativi registrati.
L’intero valore dei sequestri per frodi agroalimentari è stato di 550.967.132 euro, mentre le sanzioni penali e amministrative ammontano a 55.711.389 euro. Somme rilevanti a cui aggiungere 3.057.971 euro derivanti dai pagamenti in misura ridotta di contestazioni per norme violate. La stima del valore del pesce sequestrato nel 2019 è di 10.441.618 euro, a cui si devono aggiungere i 32.500.000 euro di stima per 65 imbarcazioni sequestrate. Mentre 21.129.190 euro sono i contributi illeciti percepiti e le frodi in danno dello Stato e dell’Unione europea che costituiscono un’altra delle voci più importanti nel business plan agromafioso.
Oltre all’analisi dei dati, è utile riflettere su uno dei concetti cardine delle agromafie: quello dello sfruttamento lavorativo. Secondo la Flai Cgil, sono ben 180.000 le persone che in Italia, solo nel settore agricolo, vivono annualmente condizioni di fragilità e ricattabilità endemiche e per questo spesso sono gravemente sfruttate se non addirittura ridotte in schiavitù.
Tornando a Ecomafia 2020, si rileva un aumento generale dei fenomeni illegali, a evidenziare, nel contempo, un lavoro sempre più coordinato da parte delle forze dell’ordine e di molte procure. Sono stati condotti nel 2019, contro le illegalità nella filiera agroalimentare, 614.840 controlli da parte delle forze dell’ordine e dei vari organi dello Stato (pari a 1.684 controlli al giorno) e si è registrato un aumento annuo del 19,3% delle persone denunciate e del 22,2% di quelle arrestate. Risultati che derivano anche da una migliore applicazione della legge 199/2016 contro lo sfruttamento e il “caporalato”, frutto di una rinnovata consapevolezza sociale e politica rispetto alla pericolosità delle agromafie.