Pomodoro pelato Napoli IGP e gli altri progetti dell’ANICAV in una intervista al direttore Giovanni De Angelis

Giovanni De Angelis, direttore ANICAV

L’ANICAV, Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali aderente a Confindustria, con oltre 100 aziende associate, è la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione di pomodoro al mondo per numero di soci e quantità di prodotto trasformato.

L’Associazione, nata nel 1945 con l’obiettivo di tutelare gli interessi dell’industria delle conserve alimentari vegetali e di realizzare un’autonomia organizzativa del settore, ha come obiettivi sostenere le aziende associate, promuovere e regolamentare lo sviluppo industriale e produttivo della categoria e favorire la collaborazione tra gli associati.

Abbiamo chiesto al suo direttore Giovanni De Angelis quali sono le azioni attualmente in corso e quali gli obiettivi futuri.

Come ANICAV in questi anni stiamo lavorando intensamente per un consolidamento reputazionale del settore sia in ambito nazionale che internazionale agendo sulla diffusione, in tutta la filiera, di una nuova cultura d’impresa in materia di responsabilità sociale.

È fondamentale riuscire a comunicare al consumatore gli “aspetti positivi” della filiera: tracciabilità, eticità, sostenibilità ambientale, qualità e salubrità sono i driver su cui puntare. L’obiettivo dovrà essere quello di “allontanare” il pomodoro dal concetto di commodity a basso costo, puntando sull’informazione e sulla formazione di un consumatore consapevole che sia disposto a pagare un premium price nel quale sia compreso il benessere sociale proprio e delle generazioni che verranno e che riconosca gli sforzi fatti dalla filiera in tema di sostenibilità etica ed ambientale.

Sui mercati internazionali stiamo portando avanti tre progetti di promozione cofinanziati dall’UE: uno per il mercato statunitense e uno per il mercato asiatico, che riguarda Cina, Corea del Sud e Giappone, con l’obiettivo primario di educare al consumo dei derivati del pomodoro ed aumentare e consolidare l’export in queste aree.

Entrambi i progetti, finalizzati a sostenere le aziende associate nel percorso di valorizzazione e promozione del pomodoro italiano nel mondo, che si protrarranno fino al 2022, prevedono, tra l’altro, la partecipazione a fiere di settore, la sponsorizzazione di eventi legati al mondo del food, degustazioni in ristoranti appositamente selezionati nelle maggiori città dei Paesi obiettivo, attività promozionali tramite i social media e l’organizzazione di press tour in Italia per giornalisti e bloggers.

Il terzo progetto riguarda la promozione e la valorizzazione dei legumi conservati prodotti dalle aziende italiane di trasformazione ed ha come paesi target l’Australia e gli Emirati Arabi Uniti e si svilupperà nel triennio 2021-2023.

A questi va ad aggiungersi il progetto ANICAV/Consorzio del pomodoro San Marzano DOP finalizzato alla promozione della DOP, le cui azioni saranno attuate in sinergia con il programma triennale ANICAV destinato agli Stati Uniti, dove permane l’annoso problema dell’Italian sounding che danneggia i nostri prodotti e ci sottrae risorse economiche. Stiamo continuando, infatti, a cedere quote di mercato ad altri Paesi che propongono prodotti che ricordano “l’immagine italiana”, ma nei quali molto spesso non solo il luogo di produzione, ma nemmeno il pomodoro, sono italiani.

A giugno 2020 abbiamo costituito una specifica sezione merceologica dedicata al pomodoro biologico, alla luce dell’importante crescita che la produzione bio continua a registrare negli anni a fronte di aumenti dei consumi sia sul mercato interno che all’estero: in particolare in Italia, solo nell’ultimo triennio, la crescita è stata di circa il 15%, con un incremento in valore che supera il 20% a dimostrazione dell’interesse che il consumatore ha verso questo prodotto.

Oltre al pomodoro gli aderenti ANICAV trasformano altri prodotti, quali e in che quantità rispetto al prodotto principale?

Le aziende aderenti ad ANICAV lavorano oltre il 70% del pomodoro trasformato in Italia (con un volume di affari totale annuo di 2,7 milioni di Euro) e più del 50% dei legumi conservati (0,5 milioni di Euro).

Nel 2020 il fatturato dell’intero comparto produttivo delle conserve di pomodoro e legumi è stato di 4,7 miliardi di Euro, di cui oltre il 70% prodotto dalle aziende associate ad ANICAV.

Qual è il ruolo dell’innovazione nelle aziende aderenti ad ANICAV ?

Le aziende della trasformazione del pomodoro attuano costantemente innovazioni di processo volte a garantire e migliorare la sicurezza e la qualità dei propri prodotti nonché a tutelare l’ambiente attraverso la riduzione degli sprechi e delle inefficienze energetiche ed idriche.

Sul versante delle innovazioni di prodotto costante è la ricerca per lo sviluppo di nuove ricette, in particolare per i sughi pronti, per venire incontro ai gusti dei consumatori. Grande anche l’attenzione al packaging: anche se da oltre 150 anni il contenitore più utilizzato per i derivati del pomodoro resta la banda stagnata – riciclabile 100% ed infinite volte – alcune aziende stanno cominciando ad utilizzare nuovi materiali, come il poliaccoppiato, per alcune loro produzioni.

Quale attenzione si ha verso la sostenibilità?

Sul versante della sostenibilità etica, poiché il nostro settore da anni, è impropriamente chiamato in causa ogni qualvolta si parla di caporalato – nonostante la questione riguardi il mondo agricolo e la raccolta del pomodoro da industria per la quasi totalità venga effettuata meccanicamente – come ANICAV in questi anni abbiamo promosso tavoli di dialogo tra tutti gli stakeholders, aziende, organizzazioni professionali agricole, associazioni industriali, GDO, sindacati e istituzioni, nella convinzione che solo attraverso il coinvolgimento e la responsabilizzazione di ciascuno è possibile trovare una soluzione al problema, lavorando su due fronti: la sensibilizzazione di tutte le parti coinvolte, attraverso la condivisione del problema tra i diversi livelli di rappresentanza, e la concertazione con le Istituzioni nazionali e regionali.

Su tali temi siamo impegnati, congiuntamente ai Ministeri dell’Interno e delle Politiche Agricole, come partner nel progetto “Fi.Le. – Filiera Legale” a valere sul PON Legalità, coordinato da Borsa Merci Telematica Italiana (Unioncamere), il cui ambito di intervento è il territorio della provincia di Foggia, che si pone l’obiettivo di promuovere le pratiche legali nel settore del pomodoro da industria tramite la creazione di una piattaforma diretta a fornire alle forze dell’ordine informazioni per il controllo della legalità e a garantire agli operatori della filiera la gestione telematica dell’offerta di lavoro e dei relativi servizi di trasporto. In particolare il progetto prevede la messa a punto di sistemi innovativi per il reclutamento della manodopera con l’utilizzo di nuove tecnologie (app) che possano permettere con un solo “clic” di effettuare tutti gli adempimenti relativi alle assunzioni snellendo, di fatto le procedure, burocratiche.

L’apporto dell’ANICAV prevede, sulla base dell’esperienza maturata negli anni con il sistema di Telerilevamento satellitare degli ettari messi a coltura nel Bacino Centro Sud, la possibilità di monitorare lo status di maturazione delle colture al fine di conoscere con anticipo dove e quando ci sarà bisogno di manodopera per permettere di organizzare i trasporti e le soluzioni abitative.

Inoltre, insieme ad un partner specializzato in soluzioni digitali avanzate per il settore Smart Agri-food – stiamo implementato un progetto sperimentale “Tomato Blockchain” che, grazie all’impiego della tecnologia blockchain, punta a valorizzare la produzione del pomodoro di qualità, garantendone l’origine, la sicurezza e i valori sociali da trasferire al consumatore finale, certificando tutti i passaggi del processo di produzione e trasformazione.

In ambito ambientale, i cambiamenti climatici, la questione energetica e le problematiche riconducibili al tema dello sviluppo sostenibile sono al centro dell’azione della filiera del pomodoro da industria che ha messo in atto una serie di comportamenti virtuosi tesi a salvaguardare in maniera responsabile il territorio e l’ambiente. Le nostre aziende, pur gestendo processi produttivi a basso impatto ambientale che non generano inquinanti tossico-nocivi, sono impegnate in percorsi di riduzione degli sprechi e delle inefficienze energetiche ed idriche investendo in innovazioni di processo finalizzate a minori emissioni di Co2, riciclo delle acque, minore produzione di rifiuti e maggior recupero degli stessi e utilizzo di packaging riciclabile secondo i principi dell’economia circolare.

ANICAV sostiene la ricerca in ambito medico, come in questi giorni in collaborazione con la Fondazione Veronesi per finanziare gli studi sul cancro in ambito pediatrico. Può fare un accenno a queste iniziative?

La nostra associazione, e in particolare il nostro Gruppo Giovani Imprenditori, è da sempre impegnata in iniziative a sfondo sociale. Proprio in quest’ottica abbiamo immaginato, ormai quattro anni fa, di mettere in piedi un progetto che da un lato andasse a valorizzare le proprietà salutistiche del nostro pomodoro, unanimemente riconosciute dalla comunità scientifica, e dall’altro potesse soddisfare il nostro desiderio di dare un serio e concreto contributo alla ricerca scientifica. Così, dalla collaborazione con Fondazione Umberto Veronesi – che ha accolto con entusiasmo la nostra proposta – e grazie alla partnership con il Consorzio Ricrea, nel 2018 è nato il progetto “Il Pomodoro: buono per te buono per la ricerca” per la raccolta di fondi da destinare alla ricerca scientifica nell’ambito dell’oncologia pediatrica.

Come nasce la IGP Pomodoro pelato e perché il richiamo a Napoli ?

Negli ultimi decenni il consumo di pomodoro pelato intero ha perso quote di mercato (circa -10% ogni anno) sia in Italia che all’estero, dove forte è il problema dell’Italian sounding, pertanto si è reso necessario portare avanti azioni tese alla valorizzazione e al sostegno di tale prodotto.

In tale ottica si è avviato un percorso di riconoscimento di un’Indicazione Geografica Protetta, che, mettendo in evidenza le caratteristiche peculiari del prodotto, caratteristico ed esclusivo nell’area del Mezzogiorno d’Italia, potesse tutelare il Pelato intero.

Dopo una lunga fase istruttoria e concertativa, il 13 marzo 2021 il Ministero ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Disciplinare di produzione dell’IGP Pomodoro Pelato di Napoli, cui dovrà far seguito la notifica della domanda di riconoscimento ai competenti organi comunitari per la registrazione ai sensi dell’art. 49 del Reg. (UE) n. 1151/2012.

La richiesta della IGP del Pomodoro Pelato di Napoli, come si evince dal Disciplinare, non riguarda la materia prima ma il prodotto finito trasformato nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Molise e Puglia.

La denominazione “Napoli” – che, è utile evidenziare, non è frutto di libero arbitrio o di scelte dettate dalla fantasia – è l’unica a possedere il requisito della storicità legata all’uso consolidato nel commercio o nel linguaggio comune, richiesto dal Decreto di attuazione del Regolamento UE 1151/2012, essendo documentata oltre che dall’acquisita e diffusa reputazione del prodotto sui mercati, dove il pomodoro pelato è sempre collegato a Napoli, anche dalle numerose etichette utilizzate nel tempo da diversi produttori e spesso spedite oltreoceano.

Ovviamente Napoli non è da intendersi come città, ma come simbolo del Mezzogiorno d’Italia e delle potenzialità che esso racchiude, come una filosofia, uno stile di vita tipico delle regioni del Bacino del Centro Sud. Basti pensare che dovunque nel mondo, volendo parlare del Mezzogiorno d’Italia, si fa riferimento a Napoli, come massima espressione di questo territorio.

Cosa ci si aspetta in termini di valorizzazione della produzione dalla IGP?

Il riconoscimento di una IGP per il pomodoro pelato potrà spingere verso una crescita dei consumi e una ripresa del mercato portando vantaggi non solo alla parte industriale ma anche a chi coltiva pomodoro lungo da industria.

Pur essendo la IGP riferita al prodotto finito, poiché la materia prima deve essere processata non oltre le 24 ore dalla raccolta, la stessa dovrà necessariamente provenire da aree produttive non lontane dagli stabilimenti di trasformazione, privilegiando naturalmente quelle storicamente vocate alla coltivazione della tipologia allungata, in particolare la provincia di Foggia che, sicuramente, otterrà grandi benefici dal riconoscimento.

Cosa ne pensano i produttori agricoli?

Una parte importante ed illuminata dei produttori agricoli è favorevole alla richiesta di riconoscimento, consapevole degli indubbi vantaggi che questo potrà portare al mondo della produzione, oltre che a quello della trasformazione.  Restano alcune posizioni critiche di alcuni produttori pugliesi che rivendicano una maggiore centralità dell’area produttiva maggiormente interessata, la provincia di Foggia, ma che speriamo possano essere superate nell’esclusivo interesse dell’intera filiera.

Perché la Puglia non condivide?

La centralità della zona di produzione è garantita dalla specificità dell’areale foggiano per la coltivazione di pomodoro allungato necessario per la trasformazione dell’IGP. Tuttavia, come industria, non abbiamo alcun problema a trovare, insieme, soluzioni che vadano a meglio tutelare la parte agricola.

Resterebbe il problema della denominazione “Napoli”: problema che non credo possa essere inquadrato nella sfera tecnica o, peggio ancora, in quella delle opportunità.

Quando avremo sulle nostre tavole l’IGP?

Speriamo quanto prima.

Il mio auspicio è che si riesca a superare qualsiasi incomprensione per giungere ad una conclusione positiva della vicenda nell’interesse dell’intera filiera del pomodoro da industria.

Le interviste di Italian Food News

A cura di Donato Ciociola @ Riproduzione riservata

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