L’ottimismo dell’ultima primavera cede il passo a una campagna complicata e fino ad ora avara di soddisfazioni per gli agricoltori e gli operatori della filiera agrumicola. La stagione in corso è caratterizzata da un raccolto abbondante e dalla prevalenza di calibri piccoli. Il mercato è pesante e solo il prodotto di calibro medio-grande spunta quotazioni soddisfacenti per i produttori. E’ quanto si evince dall’ultimo report di Ismea sul prodotto.
Nell’attuale congiuntura di mercato risulta molto importante il ruolo svolto dall’industria dei succhi che, dopo l’azzeramento delle scorte dovuto a due campagne con scarsi raccolti, ritira e lavora ingenti quantitativi di arance, soprattutto frutti medio-piccoli, alleviando in tal modo la pressione dell’offerta, resa particolarmente pesante anche dal concomitante incremento della produzione mediterranea.
Dalla domanda giungono segnali contrastanti. Da un lato, ci sono i dati incoraggianti sugli acquisti delle famiglie per il consumo domestico, in netta ripresa rispetto agli ultimi anni ma dall’altro, c’è il parziale blocco della ristorazione ha ridotto sensibilmente la richiesta alla fase di ingrosso dalla quale si stima comunque che passi circa il 20% delle vendite.
Le vendite al dettaglio sono in accelerazione anche in conseguenza della pandemia, grazie al ruolo di integratore naturale di vitamine e antiossidanti che il consumatore riconosce ad arance e agrumi in genere. Infatti, nell’ultimo anno, gli italiani hanno notevolmente incrementato il consumo di arance e l’effetto coronavirus, particolarmente evidente nelle prime settimane di lockdown, è proseguito anche nella prima parte della campagna 2020/21 con consumi che nel periodo ottobre 2020 – gennaio 2021 sono cresciuti dell’11% su base annua.
Fonte: Ismea