Oro, incenso e…birra!

Mi è venuto in mente di scrivere un articolo sulla birra artigianale, e visto che siamo nel periodo dell’anno in cui la processione dei Re Magi e dei loro doni fa poesia, il titolo è venuto spontaneo. E non sapevo o non ricordavo che “Oro, Incenso e Birra” fosse il titolo di un fortunato LP di Zucchero Fornaciari dei miei anni del liceo. Sarà perché Zucchero non mi piaceva: all’epoca per me o Vasco o niente!

Birra, birreria, brasserie, ”andiamo a prendere una birra”, pizza e birra. Birra, un richiamo continuo al divertimento giovane, allo sballo, allo stare insieme. La birra “vera” nella percezione dei nostri anni ‘80 era quella tedesca, i “boccaloni“  di Bier (dalla quale deriva etimologicamente la parola italiana) dell’October Fest costituivano per eccellenza l’immagine rappresentativa della birra quale bevanda festaiola e godereccia. Si sapeva che ogni paese avesse le sue birre, e per i più curiosi, sempre negli anni ’80, era divertente andare a caccia della birra irlandese o inglese nell’omonimo pub.

Nell’ultimo decennio, in Italia, l’approccio alla conoscenza e al consumo della birra è cambiato radicalmente: il mondo della birra industriale distribuita nella GDO o nei locali è stato affiancato dal culto delle birre artigianali, più ricercate, distribuite a volte direttamente dai produttori (brewpub) e reperibili nei locali più rinomati, abbinate a pietanze di alta cucina, integrate nelle carte delle bevande di pregio.

La produzione di birra artigianale è spesso appannaggio di giovani “nerd” quarantenni, coloro che intraprendono progetti brassicoli hanno cultura medio alta, spesso sono giovani professionisti, in possesso per lo più di laurea (Fonte: ObiArt-Unionbirrai Firenze marzo 2019) che hanno cambiato attività per creare un birrificio oppure integrano altre professioni di pregio, a volte i birrai sono giovani donne raffinate.

Oltre alla tipologia di produttore, ciò che mi colpisce di più, è la crescita del settore,In Italia il sistema produttivo brassicolo nazionale nel 2017 risultava articolarsi in 1.008 imprese con 9.128 addetti diretti (fonte: Registro delle imprese CCIAA). Rispetto al 2015, il settore è cresciuto in modo eclatante in termini di numerosità di opifici (+55%) e in forma significativa in termini di addetti (+16%) (Fonte: ObiArt-Unionbirrai Firenze marzo 2019).

In base ad alcune storie di birrifici artigianali da me raccolte negli ultimi anni di frequentazione di “eccellenze territoriali” emerge un mondo di ricerca continua dell’ingrediente di valore, di ciò che fa la differenza e dove, anche nell’artigianalità, vige un rigoroso processo ingegneristico.

Ho scoperto l’attenzione alla qualità dell’acqua che compone di base la birra, la ricercatezza di malto e luppoli pregiati in alcuni casi addirittura autoprodotti, le birre fatte di grani di varietà tradizionale, l’aggiunta dell’ingrediente “segreto”. Elementi spesso a marchio IGP O DOP o presidio slow food vanno infatti ad arricchire birre che diventano vere e proprie bevande di culto: ormai è facile e curioso trovare birre ai sentori di agrumi siciliani o della costiera amalfitana, al carciofo IGP di Paestum, al ribes o lamponi, con fichi del Cilento, alla pera, alla pesca all’albicocca, addirittura esiste la birra realizzata con avanzi di pane!

Aromatizzata, profumata, sofisticata, particolare, pregiata: semanticamente le parole per definire una birra artigianale si contrappongono alle parole “economica” e “commerciale” con la quale si descrive una birra che si trova facilmente su un banco della Grande Distribuzione Organizzata.

Pregiata quasi come un dono ai Re Magi è dunque la birra che producono i giovani appassionati italiani. I giovani birrai italiani hanno fatto concretamente crescere un indotto con una filiera importante, e sono sicuramente ancora una volta in grado di fronteggiare con la creatività che li contraddistingue, la crisi da calo dei consumi (Fonte: Unionbirrai) per il drastico ridimensionamento della ristorazione e dal blocco del flusso turistico causato dalla pandemia da Covid -19 .

Anche per onorare le origini antichissime della birra, nata in Mesopotamia dove era fiorente la coltivazione dell’orzo e accostata poi dagli Egizi al Dio Osiride, il benefattore dell’umanità, usiamo per il brindisi dell’Epifania 2020, come buon auspicio, una birra artigianale di qualche produttore che ci incuriosisce, da trovare online per consegna diretta a casa. Aspettiamo quest’anno i Re Magi con la birra per “rivelarci” buone nuove (Epifania etimologicamente significa “manifestazione”) e per rendere più allegra e nuova la ricorrenza che tutte le feste porta via e che apre un anno carico di grandi aspettative di fine della pandemia mondiale e di ripresa di ogni attività socioeconomica letteralmente sospesa ormai da 9 mesi!

Loredana Parisi* © Riproduzione riservata

*Sociologa esperta in comunicazione e pubbliche relazioni
Fondatrice del progetto PiantaGrani

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