Nonostante la Brexit, il mercato britannico rimane il principale sbocco per i prodotti agroalimentari dell’Unione Europea, per questo i lavori e gli accordi sulle modalità di applicazione del “Protocollo irlandese” sono una boccata d’aria per il settore agroalimentare, anche italiano. Per Confagricoltura è fondamentale lavorare per garantire scambi sicuri in un clima di collaborazione, considerando come solo l’anno scorso l’export nella Gran Bretagna è stato di circa 40 miliardi di euro per tutti prodotti Ue, e oltre 4 miliardi solo per i prodotti made in Italy che hanno segnato un +18% rispetto al 2021.
Indubbiamente l’accordo raggiunto richiederà una complessa e progressiva messa in opera. Ad esempio, dovrà essere stilato un elenco ufficiale delle strutture abilitate al ricevimento e alla commercializzazione dei prodotti. Il Regno Unito avrà tempo fino al 2025 per completare le strutture permanenti di controllo.
“Il processo di approvazione dell’accordo politico – commenta il presidente della Confederazione, Massimiliano Giansanti – adesso prosegua senza ostacoli, in modo da poter realizzare nel più breve tempo possibile tutte le potenzialità politiche ed economiche della relazione tra Unione europea e Regno Unito”.
Il “Windsor Framework”, annunciato dalla presidente della Commissione Ue e dal primo ministro britannico, prevede il varo di un doppio sistema di etichettatura dei prodotti per semplificare il trasferimento delle merci tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Scambi sui quali continuano ad essere applicate le regole dell’Unione, assicurando allo stesso tempo la salvaguardia del mercato unico europeo e il pieno rispetto della normativa Ue in materia alimentare e fitosanitaria. È stata anche concordata, in particolare, l’abolizione dei certificati relativi alla movimentazione dei vini e dei prodotti biologici.
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