Il mercato del riso segnato da prezzi in aumento e incognita siccità

prezzi dei risoni nazionali hanno registrato una crescita nel secondo trimestre 2022. Come si legge nell’analisi trimestrale sul mercato del riso, realizzata dalla Camera di Commercio di Pavia con la collaborazione di BMTI, nella seconda parte di maggio sono emersi dei segnali di maggiore stabilità. I prezzi di molte varietà chiudono l’anno su livelli elevati, come il Carnaroli che raggiunge quasi il +120% rispetto al 2021. Bene anche le vendite di risone (+6%). Il commercio estero aumenta del +7,3%, raggiungendo soglia 200mila tonnellate rispetto alle 186mila del primo trimestre 2021. Per quanto riguarda le importazioni comunitarie di riso è stata registrata una crescita del 35,3%, dovuta alle maggiori importazioni di rotture di riso (+83,6%, ovvero 457mila tonnellate) e di riso semilavorato e lavorato (+48,5%, superando le 752mila tonnellate). L’aumento dei prezzi è da ricondurre all’inflazione dei prezzi al consumo del riso (da +2,3% di dicembre 2021 al +13,7% di giugno), alle preoccupazioni sulle semine del nuovo raccolto per via dell’incremento del costo dei fertilizzanti e all’impatto della siccità sulle aree produttive del Nord Italia.

1. Il mercato nazionale
1.1 Ulteriore crescita dei prezzi dei risoni nel secondo trimestre dell’anno, in un mercato segnato dall’emergenza siccità

Dalle informazioni raccolte da un panel di testimoni privilegiati del settore risicolo emerge come le maggiori criticità causate dalla carenza idrica si riscontrino nella zona del basso pavese, nel novarese e nel milanese. Critica anche la situazione nelle risaie ferraresi, dove i timori sono per i danni legati alla risalita del cuneo salino lungo il Po, favorita dalla ridotta portata del fiume. Appare migliore la situazione nella parte ovest della provincia di Vercelli mentre meno rosea è la situazione nella parte est, rivolta verso la Lomellina. 

Uno scenario che, unito ai costi elevati dell’energia e ai livelli elevati raggiunti nei mesi scorsi dalle quotazioni dei fertilizzanti, sta inducendo le aziende dei territori maggiormente colpiti ad abbandonare la coltivazione e che induce gli operatori intervistati a ritenere plausibile un calo a doppia cifra della produzione rispetto al 2021. 

Se dovesse concretizzarsi il forte ridimensionamento produttivo, e con una campagna che si è chiusa con basse disponibilità di prodotto, gli operatori ipotizzano un avvio di prossima annata segnato da livelli sostenuti di prezzo. 

Sul fronte del commercio estero, gli operatori hanno invece sottolineato l’andamento contrapposto tra il calo dell’import di risone, su cui ha inciso l’aumento dei costi dei noli dei container, e la decisa crescita dell’import di riso lavorato, con consistenti incrementi annui negli arrivi dai paesi asiatici. 

L’analisi dei risoni e dei risi lavorati quotati nei listini delle Camere di Commercio e delle Borse Merci ha mostrato per il gruppo dei TONDI ulteriore rialzi per il Selenio (varietà di riso tondo principalmente coltivato a Pavia), in linea con la tendenza emersa a inizio 2022. 

In particolare, sulla piazza di Mortara i prezzi a maggio hanno oltrepassato la soglia record di 940 €/t (+7,6% rispetto ad aprile) per poi accusare un lieve rientro in avvio di giugno (-4,8%), scendendo sui 897,5€/t. I prezzi sono più che raddoppiati rispetto allo scorso anno e se si sposta il confronto con il 2020 le quotazioni sono quasi triplicate. Scenario simile per il Balilla, attestatosi a maggio sui massimi storici di 645 €/t sulla piazza di Pavia (+3,2% su base mensile), praticamente il doppio rispetto ai valori del 2021

Tra i risoni del gruppo MEDIO, l’annata 2021/2022 si è chiusa ad aprile con prezzi del Lido attestati sopra la soglia dei 600 €/t (615 €/t a Pavia), di fatto raddoppiati nell’arco di dodici mesi. I prezzi hanno raggiunto livelli storicamente elevati anche nel comparto dei LUNGHI A

Il Carnaroli a maggio ha oltrepassato la soglia record di 1.000 €/t sulla piazza di Pavia-Mortara (+11,9% su base mensile) e solo in avvio di giugno la crescita ha mostrato segnali di raffreddamento (-3,9% rispetto a maggio). Dinamica simile si è registrata anche per i prezzi dell’Arborio (+15,6% a maggio e -4,5% a giugno sulla piazza di Pavia-Mortara), del Roma (+13,6% a maggio contro il -12% a giugno), per il Baldo e il S. Andrea. 

I rincari rispetto allo scorso anno sono consistenti per tutte le varietà. Prezzi di fatto raddoppiati per l’Ariete/Lotomentre per il Baldo e Roma il divario si attesta sui 80%. Superiore al +60% la crescita dell’Arborio e del S. Andrea. 

La serie di rincari hanno interessato anche i risoni del gruppo dei LUNGHI B, saliti a maggio su un prezzo medio di 560 €/t sulla piazza di Mortara (+17,6% l’aumento mensile). Successivamente i valori hanno ripiegato sui 520 €/t (-6,9%), mostrando comunque una crescita di quasi quaranta punti percentuali su base annua. 

Prossima alla chiusura, l’attuale annata è stata segnata dal buon ritmo delle vendite di risone alle riserie. Nello specifico, i trasferimenti hanno evidenziato una crescita di 6 punti percentuali su base annua, attestandosi su 1,3 milioni di tonnellate, pari all’86% della disponibilità iniziale (fonte Ente Nazionale Risidati aggiornati al 21 giugno). La disponibilità residua di risone nazionale, pari a 116 mila tonnellate circa, è la più bassa delle ultime 10 campagne, elemento che ha contribuito a mantenere sostenute le quotazioni nel mercato italiano. 

A livello di singole varietà, dall’inizio della campagna i trasferimenti dei risoni Tondi, Medi e Lunghi B hanno riguardato il 95% circa del prodotto disponibile. Piu bassa la rispettiva quota per i LUNGHI A (89%). Per quanto riguarda i prezzi al consumo, si è accentuata la spinta inflazionistica in atto già dall’ultima parte del 2021

Spinti dai rincari a monte della filiera e dall’aumento dei costi di produzione (dall’energia elettrica al packaging), la crescita su base annua del prezzo al consumo del riso è passata nell’arco di sei mesi dal +2,3% di dicembre 2021 al +13,7% di giugno. Una dinamica più accentuata rispetto all’andamento medio dei beni alimentari, la cui crescita a giugno si è attestata al +9,3% (dal +2,8% che si registrata a dicembre 2021) (aggiungere all’inizio?).

2.Il commercio estero
2.1 Tornano a crescere Import (+29,5%) ed Export (+7,3%) 

La crescita che è stata trainata dall’aumento delle vendite di riso lavorato e semilavorato. Avanzano però anche le importazioni, cresciute di quasi 30 punti percentuali per un volume di oltre 70mila tonnellate, sostenute dai maggiori arrivi di riso lavorato. 

L’aumento dell’export, solo parzialmente compensato dal contemporaneo aumento dell’import, ha inciso positivamente sul saldo attivo della bilancia commerciale, salito a 137 milioni di euro dai quasi 120 milioni del primo trimestre 2021 (+16%).

Nel primo trimestre del 2022 si è osservato un calo del -35,9% rispetto allo stesso periodo del 2021 per i volumi esportati di risone. Più contenuta, invece, la flessione degli introiti monetari (-5,8%). Il risultato è dovuto al sostanziale azzeramento delle spedizioni verso i Paesi Bassi, primo mercato di sbocco per il risone italiano nell’annata precedente. Forte aumento invece per le vendite verso la Grecia. Positiva la dinamica anche per le spedizioni dirette in Francia (+18,2% in quantità) e Portogallo (+41,6%), diventato il principale paese acquirente del risone made in Italy. 

Più marcato il calo delle importazioni, crollate del -68,3% in volume rispetto al primo trimestre del 2021. A determinare la dinamica l’azzeramento degli acquisti dalla Guyana, paese dal quale nel primo trimestre del 2021 erano arrivate in Italia circa 6.000 tonnellate di prodotto. Sul fronte opposto si collocano gli Stati Uniti e la Romania che da sole incidono per la metà del risone acquistato all’estero. 

Per effetto del crollo delle importazioni, solo parzialmente compensato dalla flessione delle esportazioni, nei primi tre mesi del 2022 si è fortemente ridotto il saldo negativo della bilancia commerciale, fermatosi su 15.000 €.

3. Il mercato internazionale
3.1 Produzione mondiale nell’annata 2021/22 attesa su valori record 

Sulla base dei dati diffusi a giugno dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) la produzione mondiale di riso per l’annata 2022/23 dovrebbe raggiungere la soglia record dei 515 milioni di tonnellate, in crescita del +0,3% rispetto all’annata precedente. A contribuire al dato quasi tutti i principali produttori, in primis l’India (+0,6%) con una resa di 4,17 tonnellate per ettari, la più elevata mai registrata, complice un miglioramento della resa e un’elevata superficie coltivata. 

Sul fronte della domanda, il consumo globale di riso insieme agli usi residui sono previsti raggiungere il livello record di 519,2 milioni di tonnellate (+1% rispetto all’annata 2021/22), con Cina ed India che rappresentano la maggior parte della crescita. 

Le scorte finali per il 2022/23 dovrebbero fermarsi a quota 183,4 milioni di tonnellate, in calo del 2% annuo, segnando così una contrazione per il secondo anno consecutivo. La flessione più marcata dovrebbe riguardare la Cina, complice una domanda superiore all’offerta complessiva. Cina e India insieme dovrebbero incidere per una quota sul totale pari all’81% delle scorte. 

Per quanto riguarda gli scambi internazionali, le stime per il 2023 evidenziano una crescita dei flussi commerciali del 2,6% pari ad un volume complessivo di 54 milioni di tonnellate circa. Sul fronte dell’import spicca la crescita della Cina (+7,1%).

Dal lato dell’export si prevedono aumenti per la quasi totalità dei principali paesi, soprattutto India (+4,8%) e Thailandia (+7,1%). In controtendenza Vietnam (-1,7%) e Birmania (-8,7%).

Spostando l’attenzione sulle quotazioni nel mercato mondiale, nel mercato thailandese dopo un lieve calo registrato a marzo, i prezzi del Thai B hanno invertito la rotta portandosi a maggio sui 480 $/t (+8% rispetto a febbraio). Hanno influito sul dato la continua domanda del Medio Oriente e la ripresa della domanda africana

Dinamica simile per il Thai A, salito a maggio sui 436 $/t, con un incremento di 8 punti percentuali rispetto ai livelli di febbraio. Il confronto tendenziale resta negativo, seppur ridimensionato rispetto ai mesi precedenti, per entrambe le varietà di riso: -5,8% per il Thai B e -2,2% per il Thai A

Per quanto riguarda il mercato indiano, dopo la crescita di marzo il prezzo del riso 25% ha lasciato sul terreno il -4,1% su base mensile. A maggio si è assistito ad una lieve ripresa (+1%) che ha portato le quotazioni sulla soglia dei 330 $/t (-2% rispetto a febbraio). 

Procede con più vigore invece il rally delle quotazioni dei futures del risone scambiati al Chicago Board of Trade, portatesi oltre la soglia record dei 340 $/t. Andamento che ha ampliato lo scarto positivo rispetto all’anno scorso, pari a 25 punti percentuali nel mese di maggio.

Sul sito https://www.bmti.it è possibile consultare l’analisi trimestrale sul mercato del riso.

a cura della redazione © Riproduzione riservata

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