Crisi delle uova negli Stati Uniti con i prezzi raddoppiati, crollo del raccolto di patate in Russia e i prezzi sono decollati, carenza di riso in Giappone e prezzi alle stelle, in Italia decimata la produzione di ciliegie che si vendono al dettaglio come gemme preziose. E ancora, nel recente passato, produzione di pere falcidiata in Italia, disordini della cosiddetta primavera araba per la mancanza di pane in nord Africa, l’olio di girasole introvabile per la guerra in Ucraina con ritorno all’olio di palma, gli scaffali vuoti per la Brexit in Gran Bretagna. Senza contare l’impatto sui trasporti che c’è stato per l’eruzione del vulcano islandese che ha bloccato gli scambi aerei, o gli attacchi terroristici che rendono insicuro il canale di Suez e costringono le navi a circumnavigare l’Africa con aggravio di costi che si scaricano sulle merci e quindi sui consumatori. E che dire del Covid che ha sconvolto il mondo. Non sono mancati poi i problemi sanitari delle coltivazioni e negli allevamenti, dalla cimice asiatica alla peste suina fino all’influenza aviaria. L’elenco è lunghissimo eppure, tutte le volte, sembra che i grandi decisori mondiali e gli opinion makers, cadano, è proprio il caso di dirlo, “dal pero”! Come se si trattasse di eventi eccezionali mentre sono diventati ormai la normalità. Non era scontato che durante il Covid gli imprenditori agricoli e tutta la filiera garantissero il continuo rifornimento di cibo, così come non lo è oggi, con i cambiamenti climatici, le guerre, i dazi, l’evoluzione del quadro geopolitico. Forse è il caso di riflettere bene su cosa e come investire per dare un giusto peso alle politiche agricole nell’Unione Europea del futuro per garantire le forniture alimentari alla popolazione nella giusta qualità e quantità. A partire dalle risorse finanziarie su cui è in corso il dibattito a Bruxelles. L’agroalimentare non è un settore come gli altri. Ha sì una valenza economica, ma il suo valore aggiunto è legato anche all’impatto sulla società, alla tenuta dell’ambiente, alla salute dei cittadini. Il cibo è in una parola vita. E va dunque maneggiato con la massima cura.
(Fonte: ilpuntocoldiretti.it)