La dieta che fa bene a noi e all’ambiente 

Il testo che si è classificato al terzo posto nel concorso di scrittura creativa promosso dalla Fondazione Edamus, dedicato alla Dieta Mediterranea e rivolto agli studenti del Liceo Scientifico “A. Gallotta” di Eboli e dell’Istituto ProfAgri di Capaccio-Paestum

Il sapore delle ciliegie e delle fragole a maggio, mi riportano a quando…

Dai cinque agli otto anni giocavo nel giardino dei miei nonni, con i loro due gatti e i loro piccoli micini, con nonno che mi guardava seduto fuori, vicino l’uscita, e nonna a cogliere i frutti freschi nell’orto. Appena aveva terminato di raccogliere, mi chiamava per mangiare il cosiddetto “bottino” con lei. Delle volte, io stessa l’aiutavo a raccogliere. In quegli anni stavo sempre con i miei nonni, guardavo i cartoni con nonno, e con nonna cucinavo, raccoglievo, cucivo, facevo i compiti e giocavo.

Alle scuole elementari tutti gli anni facevamo la settimana di “dieta mediterranea”, dove ci veniva portata una merenda sana: una mela e delle carote tagliate a strisce. La dieta mediterranea, infatti, non è solo un modo di mangiare. È un vero e proprio stile di vita, un modello culturale che unisce alimentazione sana, convivialità, attività fisica e rispetto per la natura. Si ispira alle abitudini alimentari tradizionali dei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, in particolare Italia, Grecia e Spagna. Negli anni ’60, queste abitudini furono studiate e codificate da studiosi e medici, dando vita a un concetto che oggi è sinonimo di salute e benessere.

Nel 2010, l’UNESCO ha riconosciuto ufficialmente la dieta mediterranea come patrimonio culturale immateriale dell’umanità, sottolineando non solo i benefici nutrizionali, ma anche il valore sociale e ambientale di questo modello. Alla base della dieta ci sono alimenti di origine vegetale, consumati in abbondanza e nella loro forma più naturale: verdura, frutta, legumi, cereali integrali, noci, semi. L’olio di oliva è la principale fonte di grassi, mentre latticini, uova e pesce sono presenti in quantità moderate. Il consumo di carne rossa è ridotto al minimo, così come quello dei dolci raffinati. Il vino, quando presente, viene assunto con moderazione e solo durante i pasti.

Numerosi studi hanno dimostrato che seguire questo regime alimentare aiuta a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, a controllare il peso corporeo e a migliorare la qualità della vita. Non a caso, molte campagne di salute pubblica la promuovono come modello di riferimento.

Ma da dove nasce tutto questo sapere? Il primo a indagare sistematicamente i benefici della dieta mediterranea fu Ancel Keys, fisiologo americano dell’Università del Minnesota. Già noto per aver ideato la razione K per l’esercito statunitense, Keys sviluppò un interesse profondo per il legame tra alimentazione e salute. Negli anni Cinquanta, durante un convegno a Roma, incontrò il nutrizionista italiano Gino Bergami, e da lì cominciò una lunga stagione di studi sul campo.

Ancel Keys, insieme alla moglie biologa Margaret Haney e al cardiologo Paul D. White, visitò numerosi paesi per confrontare abitudini alimentari e incidenza delle malattie cardiovascolari. Fu proprio osservando le popolazioni del sud Italia e dell’isola di Creta che notò una cosa sorprendente: le persone più povere, che consumavano pochi grassi animali e vivevano di cibi semplici e vegetali, godevano di una salute cardiaca nettamente migliore rispetto agli americani. Valori di colesterolo più bassi, minore incidenza di infarti, maggiore longevità.

Nacque così il Seven Countries Study, uno dei primi studi epidemiologici internazionali su larga scala, che coinvolse Italia, Grecia, Jugoslavia, Finlandia, Paesi Bassi, Giappone e Stati Uniti. In Italia, le ricerche si concentrarono su Nicotera, in Calabria, dove ancora oggi si celebra la memoria di quei primi esperimenti. Keys estese poi le sue indagini a Creta, a Fukuoka in Giappone, a Ilomantsi in Finlandia, a Città del Capo, a Bologna. Il suo lavoro contribuì in modo decisivo a validare scientificamente l’efficacia del modello mediterraneo.

Affascinato dallo stile di vita cilentano, Keys decise di trasferirsi nel piccolo borgo di Pioppi, frazione di Pollica, dove visse per oltre trent’anni. Acquistò una casa in una zona isolata, che ribattezzò Minnelea, in omaggio alla sua città d’origine, Minneapolis, e alla vicina Elea, antica città della Magna Grecia. Lì continuò le sue ricerche, accompagnato da studiosi come Flaminio Fidanza e Martti Karvonen, costruendo una vera e propria comunità scientifica. Morì nel 2004, pochi mesi prima di compiere 101 anni.

Oggi, la dieta mediterranea è considerata uno dei modelli alimentari più sostenibili al mondo, non solo dal punto di vista della salute individuale, ma anche per l’ambiente. Promuove il consumo di cibi locali e stagionali, riduce lo spreco alimentare, favorisce la biodiversità. In un’epoca segnata da malattie croniche, obesità e cambiamenti climatici, rappresenta una risorsa preziosa per costruire un futuro più sano e più giusto.

La dieta mediterranea si fonda su elementi semplici ma fondamentali: una grande abbondanza di vegetali (frutta, verdura, legumi, cereali integrali), olio extravergine d’oliva come principale fonte di grassi, pesce e frutti di mare con moderazione, carne rossa e dolci raffinati solo occasionalmente, e acqua come bevanda principale. Il vino rosso, se consumato, lo è solo in piccole quantità durante i pasti. L’insieme di questi elementi rende questo stile alimentare non solo salutare, ma anche profondamente legato alla stagionalità, alla semplicità e alla convivialità.

Eppure, non bisogna dimenticare che tutto questo ha avuto origine da gesti semplici. Dal cucinare insieme, dal raccogliere i pomodori nell’orto, dal condividere una mela a merenda. La dieta mediterranea non è nata nei laboratori, ma nei campi, nelle cucine delle nonne, nei piccoli paesi affacciati sul mare. È lì che si conservano i veri segreti della longevità.

Per me, resta ancora oggi un legame profondo con l’infanzia: i giochi nel giardino dei nonni, le merende fatte di frutta fresca, la lentezza di quei giorni pieni di sole e sapori autentici. È questa la vera ricchezza della dieta mediterranea: un patrimonio che nutre il corpo, ma anche la memoria.

Elisabetta Amato Liceo Scientifico “A. Gallotta” di Eboli

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui