Campagna agrumi 2022 ad alto rischio

In foto Placido Manganaro, presidente Fruitimprese Sicilia.

È risaputo che in Sicilia si ha la più alta produzione di agrumi, con una percentuale sul territorio nazionale di circa il 57% e oltre 70 mila ettari nella Sicilia Orientale. Nell’ambito lavorativo tra fissi e stagionali arrivano all’incirca 18.000 risorse umane con un fatturato di circa 1 miliardo di euro/anno. Un buon riscontro nel 2021 c’è stato con l’export, che ha superato i 234 milioni di euro, nel dettaglio, oltre i 68 milioni di euro per le arance, 2,5 milioni di euro per i mandarini, 2,6 milioni di euro per le clementine e quasi 59 milioni di euro per i limoni. Però La campagna agrumicola che sta per iniziare è a rischio, a causa di aumenti a doppia cifra di logistica, energia, imballaggi e materie prime. Questo è quanto emerso da un incontro di Fruitimprese Sicilia con le aziende del territorio.

Sintetizzando le conclusioni dell’incontro tra le imprese più rappresentative dell’agrumicoltura isolana, Placido Manganaro, presidente Fruitimprese Sicilia, parla di “preoccupazione e sfiducia dilaganti tra gli operatori: i costi fuori controllo, le bollette pazze di gas e luce, i trasporti con costi proibitivi impediscono alle aziende qualunque programmazione in vista dell’avvio della
campagna agrumicola che parte in ottobre con limoni e arance Navelina per poi passare all’arancia rossa Tarocco, ai mandarini ecc”.

“Anche la filiera intermedia di trasformazione del prodotto è in emergenza – spiega ancora Manganaro – molte industrie di trasformazione stanno chiudendo e così viene meno anche la possibilità di collocare il prodotto di seconda/terza scelta che
dovrà essere destinato al macero con elevati costi di smaltimento destinati, inevitabilmente, a ricadere sulle aziende produttrici visto che le arance di scarto sono considerate rifiuti speciali”.
“Gli operatori si trovano in gravissime difficoltà a causa di costi colturali quasi raddoppiati a causa degli aumenti dell’acqua, dell’energia, dei concimi, dei fertilizzanti, e anche per l’aumento del costo della manodopera che ad oggi si attesta dagli 80€ ai 100€ al giorno/per lavoratore”.

Senza sapere quale sarà il prezzo dell’energia il mese prossimo e con consumi previsti in continua diminuzione in Italia e in Europa, le aziende del settore si chiedono se vale la pena e a quali condizioni avviare una campagna agrumi che, al
momento, non offre realistiche prospettive di reddito. “Non sappiamo quanto ci costerà tenere attivi gli impianti e le celle frigorifere, di conseguenza il rischio che gli agrumi restino sugli alberi è altamente concreto, con tutte le conseguenze del caso
sul piano sociale e dell’occupazione”.

“La Sicilia, – aggiunge Manganaro – oltre ai fattori congiunturali di crisi, soffre dei purtroppo noti gap strutturali tra i quali, per esempio, il maggior costo del trasporto ma anche e soprattutto il costo del lavoro e dei contributi previdenziali, di molto
superiori a quelli sostenuti dai nostri competitor europei”.

a cura della redazione © Riproduzione riservata

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui