Prosegue la congiuntura positiva per latte e derivati ovicaprini

L’Italia si classifica al primo posto in Europa come produttore di formaggi pecorini, con una quota di circa 1/3 sul totale, e al terzo come produttore di latte di pecora, con una quota pari a oltre 1/5 del totale comunitario. La Spagna, primo concorrente dei prodotti italiani, nel 2021 ha subito una perdita di produzione sia di latte ovino che di formaggi pecorini (rispettivamente –12% e –6%).

Nel 2021 l’allevamento ovicaprino da latte ha generato un valore di 572 milioni di euro, con un aumento rispetto all’anno precedente del 12%, da attribuire esclusivamente alla forte spinta dei prezzi all’origine. La produzione, pari a 450mila tonnellate di latte di pecora e 43 mila tonnellate di latte di capra, è risultata in contrazione (rispettivamente -0,7% e -1,8% rispetto al 2020).

I prezzi all’ingrosso del Pecorino Romano, che rappresenta il prodotto guida del mercato, sono in progressiva crescita, in particolare a partire dallo scorso autunno. Nel primo semestre 2022 l’incremento ha raggiunto un picco del +30% nel mese di giugno arrivando a superare gli 11 euro/kg.
In forte aumento anche il prezzo del latte ovino, che in Sardegna ha superato i 103 euro/100 litri (Iva inclusa) nel mese di giugno 2022, facendo registrare un aumento di oltre il 18,7% rispetto a un anno fa. L’atteso recupero di redditività da parte degli allevatori è stato in parte compromesso dai rincari delle materie prime (+13,2% per i prezzi dei mangimi nel primo semestre 2022).

Nei primi cinque mesi del 2022 le vendite di formaggi pecorini sono risultate in contrazione (-7,7% in volume) a fronte di una incisiva spinta sui prezzi (+8,5%), con una dinamica decisamente più accentuata rispetto al totale dei formaggi e latticini.  
Per il Pecorino Romano DOP il calo delle vendite si è attestato al -15,3% in volume, a fronte di una sostanziale stabilità della spesa e di una decisa spinta verso l’alto dei prezzi (+17,5%).

Il settore sta attraversando una congiuntura molto positiva, soprattutto grazie alla straordinaria ripresa dei flussi esportativi e al rafforzamento dei prezzi dei prodotti più rappresentativi. Non mancano le criticità nella fase di allevamento, sia rispetto alla disponibilità di mangimi sia rispetto alle risorse di pascolo, pesantemente ridotte dalla siccità e dagli incendi, nonché i possibili effetti sulle esportazioni di un apprezzamento del cambio euro/dollaro. (Fonte https://www.ismeamercati.it)

a cura della redazione © Riproduzione riservata

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