I vini italiani sempre meno acquistati all’estero

L’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, elaborata su base Nielsen, preoccupa la filiera vitivinicola italiana che registra un calo a doppia cifra (-10,6%) sui mercati esteri, rispetto al pari periodo dello scorso anno. La perdita è pari a 2,26mld di euro (-8,1%) ed il calo maggiore lo si è riscontrato negli Usa, in Germania e nel Regno Unito, dove le denominazioni italiane perdono terreno chiudendo il semestre con acquisti, rispettivamente, del -7,5%, del -10,5% e del -14%.

La contrazione riguarda tutte le principali denominazioni del Belpaese: negli Usa il Pinot grigio– che rappresenta quasi la metà delle vendite di vini fermi – cede in volume quasi il 3% e viene superato a valore dai concorrenti neozelandesi del Sauvignon blanc; in difficoltà anche altri alfieri storici del made in Italy nel mercato a stelle e strisce, come il Lambrusco e il Chianti, che vendono rispettivamente il 16% e l’11% in meno delle bottiglie commercializzate nel pari periodo 2021. E se negli Usa il Prosecco è stabile e si appresta ad agganciare per volume gli spumanti californiani, nell’off trade del Regno Unito è segnalato in forte calo (-18%), come pure tutte le principali produzioni: dal Pinot grigio (-9%) al Sangiovese (-22%), dal Primitivo (-18%) al Montepulciano (-15%). In controtendenza sono i rosati, che accelerano a +12%. In Germania il Primitivo, re delle vendite tricolori, cede oltre il 9% dei volumi acquistati, mentre fanno ancora peggio il Pinot grigio (-18%), il Nero d’Avola (-24%) e il Chianti (-19%). In controtendenza invece il Grillo (+6,5%) e i rosè (+9%).

Per il segretario generale di Unione italiana vini, Paolo Castelletti: “C’è un delta rilevante tra i dati export registrati in questo avvio di anno e gli effettivi consumi riscontrati nella distribuzione organizzata che – è bene ricordarlo – nei top 3 mercati incide in media per circa il 70% delle vendite complessive di vino importato. Il timore è che la contrazione dei consumi determini un rallentamento degli ordini nei prossimi mesi, ancor più quando il peso dell’inflazione si farà sentire più nettamente anche sugli scaffali esteri, mentre si spera che il canale della ristorazione, in netta risalita, possa attenuare il più possibile l’effetto di una congiuntura che non aiuta”.

Per approfondimenti e tabelle sui singoli mercati si rimanda a questo link, alla voce “Report disponibili”: https://www.osservatoriodelvino.it/report

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