Gli studi dell’Università di Salerno sul pomodoro analizzano le differenze tra sistema integrato e biologico

Il pomodoro (Solanum lycopersicum L.) è un’orticola coltivata in tutto il mondo ed il suo consumo è apprezzato anche per gli effetti benefici sulla salute umana. In Campania, la coltivazione e la trasformazione del pomodoro hanno un ruolo economico molto importante.

La rese e la qualità del pomodoro, destinato sia al mercato fresco che alla trasformazione industriale, sono notevolmente aumentati negli ultimi decenni. In particolare, la resa del pomodoro da industria è aumentata, sia nel sistema di coltivazione biologico che nel sistema integrato, mostrando tuttavia, in media un divario produttivo di circa 30 tonnellate ad ettaro a favore del sistema integrato (https://doi.org/10.1016/j.scienta.2017.05.037).

Il consumatore predilige un prodotto agricolo coltivato con elevati standard produttivi e non impattante sull’ambiente ed associa queste caratteristiche ai prodotti ottenuti con il sistema di coltivazione biologico. Infatti, la coltivazione di un ettaro in biologico è sicuramente meno impattante rispetto alla coltivazione di un ettaro in integrato, tuttavia la minore produttività del sistema biologico impatta negativamente sulla sostenibilità della resa e questo è stato riscontato anche per il pomodoro da industria (https://doi.org/10.1016/j.jclepro.2019.02.111). Pertanto, per cercare di rispondere alle richieste dei consumatori ed offrire sul mercato prodotti agricoli altamente sostenibili, diverse sono le ricerche in atto di tipo agronomico per cercare di ridurre il divario produttivo tra il sistema biologico e quello integrato. A tal proposito in un recente studio sono stati valutati gli effetti del digestato e del biochar (valorizzando coprodotti agroindustriali) sulla resa e sulla qualità del pomodoro da industria coltivato in biologico. I risultati hanno mostrato che le piante fertilizzate con digestato liquido, digestato compostato e pellettato e biochar hanno registrato la massima resa. In generale, digesto e biochar hanno aumentato il numero di frutti per pianta (+15%), il peso degli stessi (+24%), e il Brix/t/ha (+41%) (https://doi.org/10.3390/agronomy10010138).

In un secondo studio sono state investigate le differenze tra genotipi moderni ed antichi, coltivati sia in integrato che in biologico. In entrambi i sistemi di coltivazione, la maggiore resa è stata registrata dai genotipi moderni ed ascrivibile ad un numero maggiore di bacche per pianta e ad una migliore efficienza agronomica nell’uso dell’azoto e dell’acqua. Inoltre, è interessante notare che il miglioramento della qualità dei frutti, in termini di colore e °brix per ettaro, è stato accompagnato da una diminuzione del pH in
entrambi i sistemi di coltivazione (https://doi.org/10.3390/agronomy11020349). Dallo studio è emerso anche che per ridurre l’attuale divario produttivo, tra il sistema biologico e l’integrato, dovrebbero essere intrapresi sforzi multidisciplinari tra agronomi, genetisti e fisiologi per sviluppare ed ottenere piante di pomodoro con una superficie fogliare più ampia, con un numero maggiore di frutti per pianta e con maggiori tolleranze verso stress abiotici e biotici.

Infine, in un terzo studio sono stati investigati gli effetti dei cambiamenti climatici in corso nella coltivazione del pomodoro da industria. Dalla ricerca è emerso che l’aumento della temperatura dell’aria e le variazioni delle precipitazioni hanno causato un accorciamento del ciclo colturale, compreso tra 1,5 e 3 giorni, causando una riduzione della resa di circa il 15%. Inoltre, è stato riportato che per compensare gli effetti negativi del cambiamento climatico, e cercare di mantenere gli attuali livelli produttivi, in media sarà necessario somministrate maggiori volumi di acqua per l’irrigazione (da 85 a 110 mm in più ad ettaro) e di azoto per la nutrizione delle piante (da 20 a 30 kg di azoto in più ad ettaro) (https://doi.org/10.1016/j.agwat.2020.106336).

Alla luce di quanto soprariportato, un approccio multidisciplinare e una stretta collaborazione tra il mondo scientifico a quello agricolo sarà essenziale per incrementare la sostenibilità della coltivazione del pomodoro da industria sia in biologico che in integrato e allo stesso tempo aiutare le aziende agricole a superare le criticità ambientali e ad affrontare richieste del “Green Deal” e dalla “Strategia Farm to Fork”.

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