L’Indice FAO registra un calo dei prezzi alimentari

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura ha redatto l’indice FAO, su base mensile per il mese di dicembre, riguardante i prezzi globali delle derrate alimentari. Dal risultato dello studio si evince un lieve calo dei prezzi (-0,9%), dovuto al crollo subito dai prezzi degli oli vegetali (-3,3%) e dello zucchero (-3,1%) e a seguire dei cereali (-0.6%). Stabili i prezzi della carne, in controtendenza i prezzi dei prodotti lattiero-caseari (+1,8%).

A dicembre l’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari si è attestato in media a 133,7 punti al di sopra del 23,1% rispetto al valore di dicembre 2020. L’indice rileva le variazioni mensili dei prezzi internazionali dei generi alimentari comunemente oggetto di scambio.

Per il 2021, considerando l’intero anno, l’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari ha fatto registrare in media 125,7 punti, pari a un incremento del 28,1 percento rispetto all’anno precedente. 

“Se, solitamente, l’aumento dei prezzi si traduce in un incremento della produzione, l’elevato costo dei fattori di produzione, la pandemia in corso a livello mondiale e le condizioni climatiche sempre più incerte lasciano poco spazio all’ottimismo per quanto riguarda un ritorno a condizioni di mercato stabili nel 2022” ha dichiarato Abdolreza Abbassian, Economista principale della FAO.

L’Indice FAO dei prezzi dei cereali è sceso in seguito alla contrazione delle quotazioni delle esportazioni di grano favorita dall’aumento delle scorte di cereali dopo i raccolti nell’emisfero meridionale; la flessione ha ampiamente controbilanciato i prezzi del mais, che sono rimasti più fermi in ragione della forte domanda e delle preoccupazioni legate al persistere della siccità in Brasile. Considerando l’intero anno, tuttavia, l’Indice FAO dei prezzi dei cereali ha raggiunto il livello annuo più alto dal 2012, in aumento in media del 27,2 percento rispetto al 2020; la palma del rincaro va al mais (44,1 percento), seguito dal grano (+ 31,3 percento), mentre il prezzo del riso è sceso del 4,0 percento. 

L’Indice FAO dei prezzi degli oli vegetali è diminuito, con un indebolimento delle quotazioni di olio di palma e olio di girasole riconducibile a una frenata della domanda di importazioni, presumibilmente collegata ai timori per gli effetti dei crescenti casi di COVID-19. Nel 2021 in generale, l’Indice FAO dei prezzi degli oli vegetali ha raggiunto un record assoluto, salendo del 65,8 percento dal 2020.

In discesa anche l’indice FAO dei prezzi dello zucchero toccando il valore più basso nell’arco di cinque mesi, per l’effetto congiunto dei timori per il possibile impatto della variante Omicron del COVID-19 sulla domanda globale, dell’indebolimento del real brasiliano e della diminuzione dei prezzi dell’etanolo. Per quanto riguarda il 2021 nel suo complesso, l’Indice FAO dei prezzi dello zucchero è cresciuto del 29,8 percento rispetto all’anno precedente, portandosi al livello più alto osservato dal 2016. 

Perlopiù stabile in dicembre è rimasto l’Indice FAO dei prezzi della carne, che nell’arco del 2021, tuttavia, è stato più alto rispetto al 2020 del 12,7 percento. 

E’ invece positivo l’Indice FAO dei prezzi lattiero-caseari, con le quotazioni internazionali di burro e latte in polvere sospinte verso l’alto dal decremento della produzione di latte nell’Europa occidentale e in Oceania. Marginale è apparsa invece la contrazione dei prezzi dei formaggi, che testimonia una preferenza per i produttori del settore lattiero-caseario dell’Europa occidentale. Nel 2021, la media dell’Indice FAO dei prodotti lattiero-caseari è risultata più alta del 16,9 percento rispetto al 2020. 

a cura della redazione © Riproduzione riservata

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