Al World Pasta Day si celebra l’alimento più consumato al mondo

Il 25 ottobre è la Giornata mondiale della pasta, celebrata nel corso della 19esima edizione del World Pasta Day, curata dall’International Pasta Organization (Ipo) che quest’anno si è tenuto a San Paolo del Brasile. Evento ideato per celebrare la dieta mediterranea, la più conosciuta e sana del mondo, mette in risalto il suo elemento fondamentale: la pasta. Da sempre fonte di energie e di creatività in cucina, la pasta non smette di essere la preferenza su molte tavole nel mondo toccando cifre record nel consumo del 2021. Gli italiani sono capofila nel consumo annuo con 23kg a persona, seguiti dai turchi con 17kg e i venezuelani con 15. Non male nemmeno le per l’export della pasta Made in Italy che conferma la sua superiorità in qualità e gusto per un incremento del 13% rispetto al 2019, aiutata dagli oltre 300 formati di pasta e tutte le varianti di produzione, dal gluten free alle farine di legumi, dall’integrale alla pasta creata in 3D.

Se il 2020, con picchi mai visti di produzione e consumo, è stato il suo Everest, allora il 2021 è il K2, perché la normalizzazione dei consumi fa restare il gradimento verso questo piatto superiore ai livelli pre-pandemia, anche allora da record. E la contrazione che sembra caratterizzare l’anno in corso non scalfisce il trend che ha visto raddoppiato in 10 anni (2010-2020) il consumo di spaghetti &co, da quasi 9 a circa 17 milioni di tonnellate annue. Nell’atlante della pasta l’Italia resta il punto di riferimento per produzione, consumi e export.

Ogni italiano ne consuma oltre 23 kg all’anno, staccando in questa speciale classifica Tunisia, 17 kg, Venezuela, 15 kg e Grecia, 12,2kg. Il 2020 ha consolidato questa leadership, portando nelle dispense degli italiani 50 milioni di confezioni di pasta in più. Anche se la domanda si sta normalizzando, secondo Unione Italiana Food i consumi interni 2021 dovrebbero assestarsi su valori in linea o superiori rispetto al 2019. Anche nel 2020 è italiano 1 piatto di pasta su 4 mangiati nel mondo: con 3,9 milioni di tonnellate di pasta prodotte dai nostri pastifici, l’Italia si conferma leader mondiale della pasta, davanti a USA, Turchia, Egitto e Brasile. Forti di un primato riconosciuto nell’arte della pasta, più della metà della produzione italiana (il 62%) finisce all’estero. I paesi dove esportiamo di più sono Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Francia e Giappone, mentre quelli da dove arrivano le performance più importanti del 2020 sono Cina, Canada, Spagna e Arabia Saudita.

Con questi numeri, la pasta italiana è un vero e proprio termometro dei consumi globali. E si nota come l’andamento del nostro export sia in linea con l’assestamento dei consumi registrato anche nel nostro Paese. Rispetto al gennaio/luglio2020, l’export di pasta dei primi 7 mesi del nuovo anno segna un calo del 9,4% a valore, ma il confronto con i valori “pre-Covid” dello stesso periodo del 2019 evidenzia un +13%. E guardando ai volumi di pasta esportati verso i 5 mercati più strategici, quelli che assorbono più della metà del nostro export, è positivo il saldo verso Germania (+6%), Francia (+2%), Giappone (+4%) e soprattutto USA (+10%), mentre l’unico valore di segno negativo rispetto al 2019 arriva dal Regno Unito (-4%), conseguenza della Brexit. E c’è anche chi nel 2021 ha mangiato più pasta che nel 2020: soprattutto Corea del Sud (+18%) e Olanda (+5%).I pastai italiani difendono il loro primato puntando su innovazione e qualità: il settore (che conta quasi 120 imprese, dà lavoro a oltre 10.200 addetti e genera un valore di 5,6 miliardi di Euro) investe in media il 10% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo per rendere gli impianti sempre più moderni, sicuri e sostenibili e intercettare tendenze, cambiamenti degli stili di vita, nuove frontiere del gusto e della nutrizione, per garantire a tutti un piatto di pasta a prova di ogni esigenza.

Così accanto alla pasta classica (ne esistono oltre 300 formati e rappresenta circa il 90% del mercato), ecco l’integrale, il gluten free, quelle con farine alternative e legumi. E, addirittura, quella realizzata con la stampante 3D. Numeri a parte, a rendere vincente la pasta è la sua capacità di intercettare quei trend che vedono il consumatore globale sempre più attento a modelli alimentari e prodotti sani, genuini, sostenibili, local e accessibili economicamente. E arriva dagli Stati Uniti, patria delle diete iperproteiche, un altro segnale positivo: per il quarto anno consecutivo, l’U.S. News & World Report ha eletto la Dieta Mediterranea, di cui la pasta è elemento imprescindibile, “migliore dieta del mondodel 2021, vincitrice su 39 diverse alternative. Il che fa ben sperare per il futuro di questo alimento anche in un momento particolarmente complesso per la crisi dei prezzi delle materie prime alimentari.

a cura della redazione © Riproduzione riservata

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