Allarme grano: la produzione non sostiene il consumo

farina

Il settore dei cereali vale oltre i 3,7 miliardi di euro ed impegna circa 420mila aziende solo in Italia ma le aziende cerealicole sono messe in ginocchio da una politica inefficiente che non riesce a gestire la ripresa post Covid e non smaltisce la burocrazia, impendendo agli imprenditori di sostenere il mercato. Il livello medio di consumo è superiore alla produzione, la quale ha scorte ai minimi da cinque anni, complici gli aumenti di prezzo sia dei concimi e degli antiparassitari, sia quelli dei trasporti che incidono sui prodotti finiti come pasta e pane, e dunque sui consumatori stessi.

Nella filiera nazionale del grano c’è grande preoccupazione per la repentina impennata dei prezzi che si sta verificando ormai da diversi mesi; a tali sensibili aumenti, che rischiano di ripercuotersi sul prodotto finito, cioè la pasta, vanno sommati la crescita dei costi produttivi, quali ad esempio concimi e antiparassitari, e la drastica riduzione della produzione mondiale, con scorte ai minimi da cinque anni a causa dei cali verificatisi in Canada, Stati Uniti e Russia”. Lo ha sottolineato la Copagri intervenendo ai lavori del Tavolo grano duro e tenero, svoltisi al Mipaaf, in due momenti distinti, alla presenza del Sottosegretario alle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio.

A fronte di tale situazione, caratterizzata poi da un forte incremento dei prezzi dell’energia e dei trasporti, con quelli delle navi porta-granaglie che stanno raggiungendo livelli fino a pochi mesi fa impensabili, si registra un aumento della domanda e dei consumi mondiali di grano. Tale preoccupante quadro interessa sia il comparto del grano duro che, in misura minore, quello del grano tenero, con ricadute sui prodotti da forno e di panificazione, ma anche sull’alimentazione del bestiame, vista la concomitante crescita dei prezzi di altre commodity, quali mais e orzo.

Per tali ragioni è prioritario accelerare con la messa in campo del decreto attuativo del registro telematico di carico e scarico dei cereali, il cosiddetto ‘Granaio Italia’, apportando alcuni correttivi all’impianto normativo che possano ridurre il carico burocratico sulle spalle delle aziende, andando al contempo a garantire la trasparenza commerciale di un settore che vale oltre 3,7 miliardi di euro e impegna quasi 420mila aziende, con oltre 3,5 milioni di ettari di superficie agricola utilizzata.

Pensiamo, in particolare, a interventi sulla quantità minima di cereali prodotta o stoccata per la quale va introdotto il registro, innalzando la rigida soglia attualmente prevista delle 5 tonnellate, e sulla frequenza con la quale ogni soggetto interessato dovrà inserire i propri dati a sistema; la priorità deve essere quella di avere un quadro aggiornato e completo delle produzioni strategiche del Paese, quali ad esempio i cereali, in quanto non è più possibile prescindere da una accurata conoscenza delle fonti di approvvigionamento dei beni di prima necessità.

a cura della redazione © Riproduzione riservata

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui