Gli effetti del cibo sulla mente e sul corpo

Fin dai primordi i nostri progenitori adottarono una dieta onnivora, differenziandosi da altre specie arboricole. Alimentazione che si ampliò e modificò quando, uscendo dalla sicurezza delle foreste, i preominidi si avventurarono negli spazi aperti. Cacciatori e raccoglitori, svilupparono varianti nutrizionali che furono alla base della nostra evoluzione, assumendo carni cotte, vegetali cotti e crudi e frutta.

Progredendo, abbiamo posto il cibo a fondamento della nostra cultura, pagando dazio ai disturbi alimentari che oggi affliggono parte della popolazione. Essi sono patologie caratterizzate da alterazioni delle abitudini alimentari con conseguente scorretto modo di nutrirsi. Lo stress, la difficoltà a relazionarsi con gli altri diventano fattori di rischio per l’insorgenza di tali disturbi. Alla corretta assunzione di cibo è inoltre legato il funzionamento del nostro sistema nervoso.

Operando in base a particolari processi biochimici, esso, infatti abbisogna di proteine, sali minerali, vitamine e zuccheri, atti a rigenerare le strutture cerebrali e all’interazione di segnali elettrici tra neuroni e neuroni che, col mal funzionamento, sono implicati nella genesi di disturbi psicologici. Mangiare troppo o troppo poco, o seguire diete legate a una sola componente alimentare, può diminuire le nostre prestazioni cognitive.

Mangiare frettolosamente e male, col disordine metabolico che ne consegue, può provocare spossatezza, alterazione della memoria, squilibri neuronali oltre a forme depressive acute, legate, tra l’altro, allo scompenso dei ritmi sonno veglia.

Una prova di come una sostanza contenuta negli alimenti influenzi lo stato psicologico di un individuo è il glucosio, un nutriente che il sistema nervoso utilizza per conservare la sua efficienza. Tale sostanza favorisce l’interazione di neurotrasmettitori fondamentali, per la circolazione di impulsi nervosi tra neuroni, facilitando la distensione psicologica.

Un eccesso di glucosio causa, però, innalzamenti del tasso glicemico con conseguente aumento di insulina, provocando spossatezza e depotenziamento delle capacità cognitive. Sapere assumere adeguatamente questi e altri nutrienti è dunque necessario per mantenere un perfetto equilibrio tra corpo e mente.

Necessaria è però anche la pratica che andrebbe di continuo esercitata sulla gestione delle emozioni, sapendo quanto la psiche possa influenzare e stravolgere la corretta educazione alimentare. E non è affatto strano che uno stato d’animo sia da noi associato in sub limine a un particolare cibo. Ad esempio, provando tristezza, tenderemo a scegliere alimenti dolci per alleviare una momentanea amarezza.

Questo meccanismo involontario è disfunzionale e, proprio come il fumo di una sigaretta, non ci aiuta a star meglio a livello psicologico, perché compensa un’esigenza inconscia che in realtà ha radici più profonde. Esiste un legame tra corpo cibo e emotività. La scienza accredita la tesi che l’intestino sia un secondo cervello e, come questo, la “pancia” generi emozioni.

Esperimenti attendibili provano come questa funzione sia in grado di regolare lo stress, attenuando il rischio di nevrosi e stati depressivi. Le esperienze quotidiane generano impulsi che, se non canalizzati adeguatamente, possono causare degli stati bulimici o, un rifiuto del cibo con la comparsa di nausea, vomito, diarrea o ansie improvvise con violente dispnee provocate da degli attacchi d’ansia incontrollati.

Ognuno di noi ha un cervello addominale, o sistema nervoso enterico, con milioni di neuroni che, tramite neurotrasmettitori, influenza con la digestione lo stato psichico. Il corpo riflette psicosomaticamente le modalità interattive tra cibo e mente, con conseguente modifica dell’aspetto fisico. Variare la dieta evitando di associare le emozioni al cibo, contribuirà a rasserenarci rendendo lucida la nostra mente.

Le rubriche di Italian Food News
PSICOLOGIA A TAVOLA
a cura della Psicologa clinica e Psicoterapeuta

Dott. ssa Loredana Otranto © Riproduzione riservata

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