Con il Dpcm del 3 dicembre una perdita di 41 miliardi per la ristorazione

Con la conferma dei divieti previsti nel Dpcm del 3 dicembre, soprattutto per i cenoni Natale e Capodanno, si aggrava la crisi della ristorazione. Il taglio delle spese di fine anno a tavola rischia di dare il colpo di grazia ai consumi alimentari degli italiani che nel 2020 scendono al minimo da almeno un decennio con un crack senza precedenti per la ristorazione che dimezza il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro. E’ quanto emergeva da una analisi della Coldiretti su dati Ismea sull’impatto dell’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza del 9 novembre, ora sostanzialmente confermata dal nuovo Dpcm, che prevede la chiusura di tutti i bar e ristoranti alle 18 per Natale e Santo Stefano, che rappresentano tradizionalmente per molti italiani una occasione per mangiare fuori.

Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua la Coldiretti – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.

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